Applausi per i poliziotti “bastardi” di Sollima

Ispirato al romanzo inchiesta di Carlo Bonini, Acab – acronimo dell’espressione inglese coniata dagli skinheadsall cops are bastards” – può considerarsi senza alcun dubbio una delle migliori pellicole italiane degli ultimi anni. L’esordio sul grande schermo dell’ottimo Stefano Sollima – già regista della fortuna serie televisa “La banda della Magliana” – è un film crudo, violento, lontano anni luci dalle produzioni mainstream nostrane.

La trama, incentrata sulle vite disperate di tre veterani del reparto della celere (Cobra, Negro e Mazinga interpretati rispettivamente da Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini) e della giovane recluta Spina (Domenico Diele), non lascia spazio a nessun tipo di edulcorazione narrativa o di buonismo. I “poliziotti bastardi” di Sollima sono uomini pronti ad onorare la divisa ricorrendo a qualsiasi violenza (tre di loro sono reduci tutt’altro che fieri della spedizione punitiva alla scuola Diaz durante il G8 di Genova), legati da un codice d’onore primordiale estraneo al senso della legalità, dove cameratismo e fratellanza diventano variabili essenziali per portar a termine il proprio lavoro. Ma oltre ad essere dei professionisti della violenza odiati dalla società – sia dagli ultras che dai semplici cittadini esasperati da uno stato assente – e dimenticati dalle istituzioni, i protagonisti di Acab sono soprattutto delle umanità disperate. Padri assenti, genitori falliti, persone loro malgrado costrette a rischiare la vita quotidianamente per stipendi da fame. 

Manifestazioni, sgomberi, scontri allo stadio, pestaggio di extracomunitari o estremisti di destra poco importa. Violenza chiama violenza, non c’è giustificazione o condanna nella regia frenetica di Sollima. Solo la volontà di descrivere uno spaccato della nostra società contemporanea. Gli agenti della celere sono pedine nelle mani di uno stato incapace di tutelare i cittadini, sono vittime (si vedano i  riferimenti al caso Raciti) e carnefici (l’uccisione di Gabriele Sandri) al contempo, degli autentici outsider. Sono i figli disillusi di una Roma degradata, dove la tensione sociale tra italiani ed extracomunitari è ormai insostenibile, dove il diritto ad una casa e ad un lavoro onesto diventa un miraggio per centinaia di famiglie. A metà tra il poliziesco anni ’70 e il film di denuncia sociale Acab stupisce per intensità, azione e originalità.

Cast a dir poco perfetto con un Favino sopra le righe ed un’eccezionale interpretazione di Marco Giallini. Azzeccata anche la colonna sonora e dialoghi sempre convincenti (la frase cult è quella pronunciata da Mazinga durante gli scontri con gli ultrà fuori lo stadio Olimpico in piazza maresciallo Diaz “Stasera paghiamo il conto”). Centododici minuti ad alta tensione, senza respiro. Cinema ad alto tasso di testosterone made in Italy come non si vedeva da tempo. Sconsigliato ai fan del maresciallo Rocca e di “Distretto di polizia”. Da vedere a tutti i costi.

A seguire il trailer:

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