Fabio Testi: “Non si parla mai di #metoo al maschile. Certi produttori gay…”

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Dicembre 2018 - 06:11| Aggiornato il 11 Gennaio 2019 OLTRE 6 MESI FA
Fabio Testi

Fabio Testi: “Non si parla mai di #metoo al maschile. Certi produttori gay…”

ROMA – “Non si parla mai di #metoo al maschile”. E’ la denuncia di Fabio Testi che, ai microfoni di Radio Cusano Campus, confessa di aver subito a sua volta molestie. Intervistato da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti, nel corso della trasmissione L’Italia s’è desta, l’attore ha raccontato di essersi trovato nella condizione di dover rifiutare proposte indecenti da parte di produttori gay. “Se vieni a Rio De Janeiro con me – gli dicevano – fai il film altrimenti no e io mi mettevo a ridere”.

Altri però ci sono stati: “Sai quanti ne ho visti di amici miei che hanno accettato? Io mi sono trovato a metà film col regista che mi diceva se non accetti vai a casa e io dicevo: ok vado a casa. Ma sai quanti sono caduti e sono scesi a compromessi? Se nel potere concentrato ci sono queste aberrazioni è chiaro che prima o poi scoppino”.

L’intervista parte dal film più importante in cui ha mai lavorato, “Il giardino dei Finzi Contini”, premio oscar diretto da Vittorio De Sica. “Vittorio era un grande maestro – racconta – e prima di essere un grande regista era un grande attore e amava gli attori, in un contesto così si dà tutto. Vittorio è il mio papà artistico. E’ vero che era molto severo sul set, con la sua fermezza incuteva anche un certo senso di paura tra noi attori e questo ti fa dare il massimo e ti fa mettere ancora di più nelle sue mani”.

I conduttori gli chiedono come mai sia stato doppiato nel film “Il ritorno di Sandokan”. “Ero fuori dall’Italia – spiega Fabio Testi – ero a girare in Spagna e non avevo assolutamente tempo né interesse di tornare in Italia a doppiarmi. Mi sono messo nelle mani del regista Renzo Castellani e ho fatto decidere a lui. Io non ho il sacro fuoco dell’arte cinematografica che mi arde dentro. Io adesso faccio delle letture di poesie d’amore di Garcia Lorca e Neruda accompagnato da musicisti e mi diverto molto a farlo. E’ bello trasmettere le emozioni dei poeti e sentire il silenzio della sala che ti ascolta, quando vado nei centri anziani vedo signore sulla sedia a rotelle che si commuovono nell’ascoltare queste poesie”.

Alla domanda, quale sia l’attrice più bella con cui ha lavorato, Testi non ha dubbi: Virna Lisi. “Era talmente bella che mi ha lasciato di stucco. Il guaio è che era troppo bella per essere considerata anche per la sua bravura e lei lo diceva che ha sofferto per essere troppo bella. Vengo adesso da Sofia dove ho fatto un telefilm per gli americani con Jacqueline Bisset che ha fatto la mia amante. Mi sono ritrovato a fare scene d’amore alla mia veneranda età. Io mi alleno molto, grazie a dio sto bene”.

Fabio Testi oggi vive e lavora all’estero. Il motivo di tale scelta? “Devo fare un tesserino da gay per lavorare in Rai – spiega – poi un tesserino da tossico per lavorare nell’altro ambiente, ormai in Italia il lavoro artistico si è limitato a certi gruppi, dove io son tagliato fuori perché sono troppo quadrato. Io non ho tesserino e allora mi lasciano a casa così non gli rompo i coglioni”.

Nell’intervista c’è spazio anche per la politica italiana. “La seguo da lontano. Al tempo mi candidai a sindaco di Verona perché il Berlusca mi chiese la cortesia di fare un piccolo partito nel caso ci fosse bisogno per fare la maggioranza, invece ci fu il plebiscito per il candidato di centrodestra. Berlusconi non lo sento più, è finito il rapporto”. E oggi? “Adesso vedo di buon occhio questo governo, perché c’è cambiamento, c’è novità, gioventù, voglia di fare, abbiamo tolto un po’ di muffa. Tra Salvini e Di Maio ovviamente sono per Salvini. Prima di criticarli e di metterli alla gogna, vediamo cosa faranno e soprattutto ricordiamoci cos’hanno fatto i precedenti governi. Io ho tre figli che lavorano all’estero perché purtroppo non hanno la possibilità di lavorare in Italia, si sono formati qui e non possono lavorare nel nostro Paese”.