Festival del Cinena, Favino 'rottamatore': "Largo ai 40enni"

ROMA – E' stato per la tv un appassionato leader sindacale come Giuseppe Di Vittorio ed ora al cinema e' un ostinato, cocciuto Industriale che non vuole mettere i lucchetti alla sua piccola fabbrica. Pierfrancesco Favino e' il protagonista del film di Giuliano Montaldo, oggi al Festival di Roma, offrendo un'interpretazione che se il film fosse stato in concorso avrebbe puntato a ragione al premio.

''Il tema del lavoro mi e' caro e da sempre, non a caso sto seguendo un'altra storia su questo argomento che spero si concretizzi. Io sono uno che ama il lavoro e che rifiuta l'idea che si basi sul profitto e non sulla realizzazione dell'individuo. Faccio un mestiere che mi piace e una parte di me e' estremamente realizzata per questo'', dice Favino.

Il suo Nicola, che finisce per sbagliare per paura di deludere i suoi operai e la sua famiglia, ''e' un uomo tenace, forte, non e' un fallito come lo considera la suocera, ha il coraggio della sfida, il fatto che accetti di fare una battaglia che sembra persa dall'inizio e' un suo punto di merito''.

In un certo senso Nicola, che ha la sua eta', e' un po' bandiera di quei quarantenni che si vogliono prendere il mondo. ''Ho 42 anni, credo di essere adulto come uomo e come attore, mi prendo la responsabilita' dei successi e dei fallimenti, vogliamo toglierci di dosso l'idea che nel cinema italiano fino ai 70 anni sei un esordiente?'', dice con foga a chi ne sottolinea in questo film una cifra interpretativa ormai matura. ''Diamo fiducia a quelli della mia eta', fuori dall'Italia a 40 anni si e' primi ministri, Obama e' presidente Usa a 50 anni. Se fossimo leoni avremmo scansato il vecchio capobranco'', continua.

Favino rottamatore? ''Non e' una coincidenza che se ne parli di questi tempi – dice riferendosi al Big Bang di Matteo Renzi – a livello politico non credo che i dirigenti di un partito politico possano fare chissa' cosa, piuttosto e' tema, riprendiamoci il mondo, piu' globale, da indignati. Lo dico io, che pure non sono un Che Guevara''. Confessa l'attore di ''accarezzare ogni tanto l'idea della regia e della scrittura, poi pero' mi rispondo 'ma 'ndo vai?' e per ora lascio perdere''.

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