ROMA – “Grande Bellezza” su Canale 5: scippo ai cinema, offesa al Fellini anti-spot. A dispetto della prassi che consente a un film di passare gratuitamente sulla tv in chiaro dopo 24 mesi dalla sua prima uscita nelle sale, il trionfo agli Oscar de “La Grande Bellezza” ha indotto Mediaset che l’ha prodotto a programmarlo già domani sera (4 marzo) su Canale 5 in prima serata. Tutte le associazioni cinematografiche, insorte all’annuncio, si sentono penalizzate, proprio in ragione delle regole e soprattutto dopo la vittoria per il miglior film straniero. L’eccezionale ricaduta promozionale dell’Oscar avrebbe allungato la vita cinematografica del film nel suo luogo naturale, oltre allo sfruttamento commerciale su dvd e pay per view.
L’azzimato dandy Jep Gambardella in giacca gialla interpretato da Toni Servillo è già diventato un trend setter, le sue frasi cult spopolano. “Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire” lo si sente pontificare cinico. E, dopo il regalo che Mediaset ha voluto fare ai telespettatori in occasione del giorno del grande orgoglio italiano, il pensiero va alle sale cinematografiche che davvero chiudono, senza metafore.
Paolo Sorrentino, emozionato il giusto e che scaramanticamente non aveva preparato ringraziamenti, ha improvvisato omaggi e pensieri pieni di gratitudine da Scorsese ai Talking Heads a Maradona, passando per Federico Fellini, riferimento obbligato per chi ritenga “La Grande Bellezza” almeno nipote de “La dolce vita”. Chissà cosa avrebbe pensato il Grande Maestro della Grande Opera deturpata da tanti piccoli spot. Fu la sua ultima battaglia per difendere l’integrità del lavoro artistico contro l’invadenza della tv commerciale. Era il 1989 quando ancora un giudice della Corte d’Appello poteva dar ragione alle richieste di un artista: un arcobaleno prima del diluvio finale. Fellini poteva ancora sperare:
Penso che gli spot in un film sono un’ aggressione, un atto di inciviltà, un reato, un’ offesa, un vero e proprio sacrilegio. Ecco perché una sentenza come quella di Roma mi rincuora: vuol dire che in fondo in fondo c’ è un po’ di giustizia in questo mondo dove non si capisce più niente. Siamo l’ unico paese d’Europa in cui gli autori vengono così aggrediti, mortificati, insultati, scippati letteralmente di un proprio diritto. (Federico Fellini, La Repubblica)
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