Pochi film riescono a stupire per complessità ed inventiva senza scadere nel banale. “Inception”, ultima attesa fatica di Christopher Nolan, rientra di diritto in questa categoria di produzioni. Un thriller fantascientifico in grado di catapultare lo spettatore per oltre due ore in un universo onirico dominato da paesaggi virtuali e incursioni nel subconscio umano.
Una sorta di fusione cinematografica – per altro perfettamente riuscita – tra il pensiero freudiano e le deliranti architetture di Escher, con espliciti richiami a “2001: Odissea nello spazio” e al primo “Matrix” dei fratelli Wachowski tanto per citare qualche lodevole fonte d’ispirazione visiva. Del resto, al regista di “Memento” sono serviti ben 12 anni per completare la sceneggiatura di quello che oggi può considerarsi a tutti gli effetti il suo lavoro più maturo. E ciò grazie ad una serie di effetti speciali sbalorditivi e ad un cast d’assoluto livello, capitanato da un Di Caprio sempre più a suo agio nei panni dell’anti-eroe ambiguo e tormentato (merito degli ultimi lavori con Scorsese).
La trama ruota attorno all’attività tutt’altro che legale di Cobb (Di Caprio) e della sua gang capaci attraverso sofisticate apparecchiature tecnologiche di penetrare nei sogni delle persone. L’ideale per effettuare dell’efficace spionaggio industriale…Così Di Caprio e soci – su precisi ordini di un uomo d’affari giapponese (Ken Watanabe) – si ritrovano a dover fronteggiare una nuova missione: non sottrarre ma innestare nella mente di un miliardario, Robert Fischer junior (Cillian Murphy), un’idea che lo convinca a smembrare l’impero industriale appena ereditato dall’anziano padre. Un’impresa ad alto coefficiente di rischio che costringerà Cobb a fare i conti con il fantasma della defunta moglie (Marion Cotillard), presenza inquietante pronta a materializzarsi di colpo nei suoi sogni.
E proprio giocando sul reiterato contrasto tra l’esplorazione dell’inconscio e la tragedia d’amore, Nolan riesce a dar vita ad una storia articolata su almeno tre piani narrativi (realtà, sogno, sogno nel sogno). Un’architettura sontuosa dove l’illogico e il razionale si susseguono senza soluzione di continuità e dove parafrasando Di Caprio-Cobb “I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro”.
“Inception”, nonostante la trama tutt’altro che lineare, ha di sicuro il pregio di offrire attraverso delle immagini altamente spettacolari una profonda riflessione sulla dimensione del sogno e della psiche umana. Il tutto dosando sapientemente azione, suspense e melò. Certo alcuni spettatori rimarranno piacevolmente disorientati dal vertiginoso viavai illusione-realtà. Ma nonostante qualche virtuosismo registico di troppo Nolan sembra aver confermato appieno il suo straordinario talento già ammirato in “The Prestige” e ne “Il Cavaliere Oscuro”. Visionario, eccessivo, avanguardistico. Da vedere ad ogni costo.