ROMA – Giuseppe Tornatore continua la sua linea del giallo. Dopo “La sconosciuta” e “La Migliore Offerta” ecco “La Corrispondenza”, con il premio Oscar Jeremy Irons. Il film parla di una giovane studentessa universitaria che impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d’azione, le acrobazie cariche di suspence, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Sembrerebbe una mania dettata dalla passione per il rischio, in realtà è l’ossessione in cui l’atletica ragazza s’illude di sublimare un orribile senso di colpa.
Quello di ritenersi responsabile della tragica scomparsa del suo grande amore. Una ferita mai rimarginata. Un conto sospeso. Un’ombra che nessuna luce saprà mai dissolvere. Sarà il suo professore di Astrofisica ad aiutarla nel ritrovare l’equilibrio esistenziale perduto.
Nel film si analizzano l’amore, ma anche la gelosia, ai tempi di internet, tra videochat, sms, e social. Paolo Mereghetti per Il Corriere della Sera scrive:
Non è la prima volta che Tornatore, che firma da solo sia il soggetto che la sceneggiatura, gioca con le aspettative del pubblico, un po’ come il gatto col topo. Lo aveva fatto conUna pura formalità, poi con meno ambizioni metafisiche inLa sconosciuta e La miglior offerta: in questi film — soprattutto negli ultimi due — il «mistero» diventa la chiave per raccontare un mondo che nasconde dentro di sé qualcosa di difficilmente afferrabile eppure di fondamentale per capire davvero quel che prende forma sullo schermo. Nella Sconosciuta era il passato ambiguo e tormentato di una donna offesa nel corpo e nell’anima, in La miglior offerta era la psicosi di un uomo che pensava di potersi difendere dal «contagio» umano riducendo tutto a merce o immagine, nella Corrispondenza è l’essenza e la forza dell’amore stesso, qui depurato dei tanti accidenti che negli altri film contribuivano a costruire colpi di scena e svolte a sorpresa.
Tornatore firma qui il suo film più classico, più lineare, portando lo spettatore a immedesimarsi con la protagonista e condividere con lei la sua caccia alla verità. Il mistero c’è sempre, ma questa volta è legato all’essenza stessa dell’amore, alla sua insondabilità, alla comprensione delle azioni umane.
Un percorso quasi filosofico che però Tornatore sa ancorare nella concretezza delle cose, nelle lacrime che allontanano e nelle parole che avvicinano, nei misteri dell’astrofisica (con i segreti delle stelle e di una luce che arriva dal più profondo dell’universo) e nei rischi di una professione come quella della controfigura dove la vita sfida continuamente la morte. E che attraverso sms e messaggi video si confronta con quell’immaterialità che oramai sta diventando una delle caratteristiche più evidenti del discorso amoroso. E che il film usa sapientemente per aggiungere nuovo senso al legame tra Amy ed Ed, perché amarsi attraverso l’etere può essere una sofferenza (dal momento che nega ogni possibile contatto fisico) o una consolazione (visto che almeno permette a chi è lontano di restare in contatto). Un altro dei «misteri» che Tornatore lascia allo spettatore da risolvere.
Il trailer del film: