Lo Hobbit, Peter Jackson stupisce ancora una volta

Pubblicato il 17 Dicembre 2012 - 23:50 OLTRE 6 MESI FA

Dopo la fortunata trasposizione cinematografica della saga dell’Anello (La compagnia dell’Anello, 2001; Le due torri, 2002; Il ritorno del re, 2003) Peter Jackson e la New Line non potevano esimersi dal portare sul grande schermo la storia che diede ufficialmente vita alla Terra di Mezzo. Lo Hobbit o la riconquista del tesoro, scritto da Tolkien nel 1937 per divertire i figli, costituisce infatti il prologo della trilogia del Signore degli Anelli, da molti considerato il miglior libro del XX secolo.

Siamo nella Terra di Mezzo, esattamente sessant’anni prima delle vicende narrate nel Signore degli Anelli. Lo stregone Gandalf (l’ottimo Ian McKellen) decide di coinvolgere il giovane hobbit Bilbo Baggins (Martin Freeman) in un’ impresa tutt’altro che semplice. Lo zio di Frodo dovrà infatti scortare tredici nani, guidati dal valoroso Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage), alla riconquista del regno di Erebor e dei suoi tesori, caduti nelle grinfie del drago Smaug…

L’attesa pellicola di Jackson – che precede altri due film dedicati all’Hobbit, La desolazione di Smaug e Andata e ritorno, nelle sale rispettivamente nel dicembre 2013 e nel luglio del 2014 – è un kolossal fantasy concepito unicamente per strabiliare lo spettatore, un autentico trionfo di tecnologie digitali costato la bellezza di 300 milioni di dollari. Girato in 3D ad alta frequenza di fotogrammi, il nuovo gioiello di Peter Jackson, forte di un’eccellente sceneggiatura scritta assieme al regista Guillermo del Toro, trascina lo spettatore in un viaggio sbalorditivo tra elfi, orchi e troll.

Nei 173 minuti di proiezione non c’è tempo per farsi troppe domande sulla trama. Tutto scorre a meraviglia, la presentazione dei protagonisti, l’inizio del viaggio, gli inseguimenti, le improvvise battaglie contro lupi mannari e goblin. Il ritmo e l’azione sono esattamente gli stessi del Signore degli Anelli, pur risultando senz’altro minore la componente epica della storia. Il segreto risiede nella capacità di Jackson di mantenere pressochè inalterato lo spirito del libro di Tolkien, opera più frivola e meno ambiziosa rispetto al Signore degli Anelli, mantenedo alta la tensione fino all’ultimo istante. Il cast è a dir poco eccellente – su tutti spicca il divertentissimo Radagast (Sylvester McCoy) mago dei boschi con il vizio delle droghe allucinogene – così come la scelta delle musiche (colonna sonora firmata da Howard Shore) e degli effetti speciali. Il clou per i fan di Tolkien è raggiunto nella scena dell’incontro tra Bilbo e il mostruoso Gollum (ancora una volta interpretato da Andy Serkins) e poco importa se alcuni passi del libro sono stati completamente reinterpretati da Jackson. Lo Hobbit resta una sontuosa favola per bambini, col pregio di appagare gli occhi dello spettatore, senza distinzione di età. Avventura, dramma, fantasia e colpi di scena a ripetizione. Peter Jackson nel suo quarto viaggio nella Terra di Mezzo mette tutti d’accordo, confermandosi un regista di assoluto talento. Puro spettacolo cinematografico. Imperdibile.