ROMA – Ha abbandonato il cinema da quasi vent’anni, eppure nessuno si è scordato il suo volto. Quel viso che l’ha reso famoso come caratterista, ma l’ha anche “condannato” a perdere la propria identità in favore di quella di Mariangela: la bruttissima figlia del ragionier Fantozzi.
Dopo aver recitato quel ruolo fra il ’75 e il ’93 in ben 8 film della saga, non stupisce che Plinio Fernando, smessi i panni di quell’infelice e orrenda ragazza, abbia voluto voltare pagina e allontanarsi per sempre dal grande schermo. Non dev’essere facile essere schernito per 20 anni, se pur nella finzione, e lo sguardo malinconico di Plinio pare ricordarlo in ogni momento.
A incontrarlo oggi, nella sua “seconda vita”, è stata Maria Corbi della Stampa, che ce lo descrive come un uomo galante, dagli occhi gentili, interessato a parlare più del presente che del passato.
Già, perché archiviata la carriera d’attore, iniziata all’Accademia di Recitazione Stanislavskij del Teatro Anfitrione, Plinio non ha però rinunciato all’arte. E, forse per ironia della sorte, tolta la “maschera” di Mariangela, oggi è lui a plasmare i volti delle belle statue di terracotta che produce come scultore a Roma, dopo aver studiato per sette anni con i maestri Diotallevi e Cussino.
«Ho fatto anche una mostra e ho avuto buone critiche – spiega alla giornalista – Ci sono persone a cui devo molto, come la storica dell’arte ed esperta in ceramiche Giuliana Gardelli che mi ha incoraggiato nel mio nuovo lavoro». Una professione di cui è entusiasta, forse anche più della vecchia.
«Avrei preferito una parte maschile – ammette Plinio, che oggi ha 63 anni – ma non sempre si può scegliere, in fondo era solo un ruolo, un lavoro come un altro. Tutti i più grandi attori si sono vestiti da donna: da Ugo Tognazzi ne “Il vizietto” a Tony Curtis e Jack Lemmon in “A qualcuno piace caldo”». A lui, del resto, sono sempre piaciute le belle donne, come la Fenech e la Bellucci.
Di quei tempi «fantozziani» ha mantenuto i contatti con Anna Mazzamauro, la signorina Silvani, e con Milena Vukotic, una delle sue mamme sullo schermo, ma non con Paolo Villaggio. «Era un buon amico di lavoro, un grande attore – racconta – Sul set eravamo tutti molto affiatati, come una famiglia». Finita quell’esperienza, però, non si sono più frequentati. Forse perché, vedendolo, non potrebbe non ripensare a Fantozzi e al suo triste e reietto alter-ego che tutti, con cattiveria, paragonavano a una “bertuccia”.