Milano, chiude il cinema Manzoni. Crollo delle sale in città

MILANO – E’ solo l’ultimo della lista. Nell’ultimo decennio la fila si è ingrossata sempre più, lasciando dietro di se centri storici ormai desertificati. I cinema di città sono diventati merce rara. E il cinema Manzoni, uno dei più famosi di Milano e d’Italia sembra gridare solo l’ultimo, disperato campanello d’allarme. Con la fine dell’esposizione temporanea dell’artista Pipilotti Rist, promossa dalla fondazione Trussardi, un tempo il cinema più fastoso della città nella galleria di via Manzoni chiuderà i battenti. Portandosi via con se ricordi e un pezzo di storia culturale del capoluogo meneghino.

Una grande sala di proiezione con pianta a forma di violino da 1.600 posti di velluto rosso, una lunga scenografica scalinata. Costruito nel ’47 ma inaugurato nel 1950 con l’American national ballet theatre, ospite d’onore Ingrid Bergman, agghindato con stucchi e dipinti mitologici, il Manzoni ha in realtà chiuso i battenti già nel luglio del 2006, condannato dalla nuova politica delle multisale. Troppo grande, la folle distribuzione di film d’essai l’aveva reso deserto da diversi anni. Ora l’ipotesi è di realizzare al suo posto un megastore, un centro commerciale con un cinema incluso, un multisala, tarato però sulle esigenze contemporanee: sale più piccole e turnazione dei film veloce per catturare gli smaliziati gradimenti del pubblico.

Gli spazi che videro esibirsi Buster Keaton (nel ’53) e poi Benigni, Visconti, Sophia Loren, Vittorio Gassman e Anna Magnani seguono il triste iter passato da altre sale del centro come il Capitol e poi il Cavour. L’emorragia è comune qui come altrove: Roma, Bologna, Napoli e anche centri di dimensioni più ridotte hanno visto il progressivo mutamento dei cinema in multisala, spesso abbandonando le loro zone centrali. Per cercare di scongiurare almeno la chiusura del Manzoni i cittadini milanesi, esponenti del mondo culturale e dello spettacolo (ma anche semplici cittadini) si sono uniti in un’associazione per chiedere al Comune di intervenire.

“In pochissimi giorni oltre 500 firmatari tra cittadini, scrittori, operatori culturali, registi, sceneggiatori, associazioni (non solo milanesi) hanno raccolto l’appello”, scrive il comitato sul suo sito. Si è così dato avvio ad una serie di incontri con l’intento in prima istanza di impedire un possibile cambio di destinazione d’uso del cinema e in seguito di progettare il rilancio in termini di utilizzo culturale, cinematografico e interdisciplinare. L’azione allo studio, continua la nota, “ è una giornata di sensibilizzazione e informazione” per ricordare, concludono, che “l’ossigeno culturale è quello che fa vivere o morire una città, che fa di una città una comunità a prescindere dal censo, dalla professione, dalla provenienza”.

Gestione cookie