MILANO – Con ‘Youth’ ho esorcizzato la paura della morte”: il regista premio Oscar Paolo Sorrentino presenta così il suo ultimo film da Fabio Fazio, a ‘Che tempo che fa’. “E’ un film atipico, più calmo, schietto, diretto e anche più bello del mio solito: sono curioso di vedere come sarà accolto”. Accanto al regista negli studi di RaiTre, l’attore Michael Caine, interprete della pellicola.
Dopo l’annuncio odierno dell’avvio in estate delle riprese di ‘The Young Pope’, serie prodotta da Sky, HBO e Canal +, Sorrentino è al centro dell’attenzione. Ma se le otto puntate in arrivo a inizio 2016 si concentreranno sui dilemmi fra pubblico e privato di un Papa (interpretato da Jude Law), la nuova pellicola tratta un tema più esistenziale, come spiega il regista: “Il film verte su una domanda, come ci si può porre rispetto al futuro quando il futuro non è un’aspettativa certa”.
Protagonisti della pellicola Caine e Harvey Keitel che interpretano due vecchi amici, il compositore in pensione Fred Ballinger e il regista in attività Mick Boyle, che trascorrendo una vacanza primaverile discutono del passare del tempo: “Appena mi arrivò la sceneggiatura pensai a ‘La grande bellezza’ che personalmente avevo votato agli ultimi Oscar e la proposta mi sorprese – racconta da Fazio Michael Caine – è valsa la pena alzarsi presto ogni mattina per girare un film così bello”.
‘Youth’ ha per il regista e sceneggiatore anche un valenza personale: “Ogni film che faccio vuole esorcizzare un mio problema, in questo caso con l’aritmetica: mi sono ritrovato a contare gli anni che mancavano alla mia fine, ora ho imparato a smettere di contarli”.
Nel cast internazionale anche Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda: “Con attori così grandi il mio lavoro è stato quasi da osservatore – dice Sorrentino, che confessa i suoi problemi con la lingua inglese – una volta ho provato a litigare con Keitel, ma lui non ha capito che stavamo litigando!”.
A margine dell’intervista Michael Caine ha ricordato con Fazio anche alcuni episodi particolari della sua lunga carriera: dalla quasi mancata consegna dell’Ordine dell’Impero Britannico (“La regina mi disse che era da un po’ troppo che facevo il mio mestiere, e stavo per dirle ‘Anche lei’!”) alla preparazione del film ‘Il servo di scena’ con Orson Welles (“Il miglior film che non ho mai fatto”), dai consigli di carriera ricevuti da John Wayne e l’amicizia con Frank Sinatra fino alla precedente esperienza con un grande nome italiano: “Nel 1967 lavorai con Vittorio De Sica, il regista più divertente che abbia conosciuto: napoletani e inglesi hanno lo stesso senso dell’umorismo”.