Seaspiracy, il docufilm di Ali Tabrizi distribuito da Netflix che mostra il lato oscuro della pesca

di Caterina Galloni
Pubblicato il 4 Aprile 2021 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA
Seaspiracy, il docufilm di Ali Tabrizi distribuito da Netflix che mostra il lato oscuro della pesca

Seaspiracy, il docufilm di Ali Tabrizi distribuito da Netflix che mostra il lato oscuro della pesca

“Seaspiracy”, il docufilm di Ali Tabrizi distribuito da Netflix. mostra il lato oscuro della pesca. Alcuni esempi: trentamila squali uccisi nel giro di un’ora, salmone del Regno Unito con la clamidia e reti a strascico che devastano i fondali.

Il documentario sostiene che non dovremmo preoccuparci delle cannucce di plastica: il grande disastro per gli oceani del mondo è la pesca industriale. L’inquietante documentario di Netflix dipinge un quadro terrificante di una catastrofe ecologica senza precedenti causata dall’industria multimiliardaria del settore ittico e legittimata da organizzazioni controllate che sembrano tenere conto della pesca.

Tabrizi inizialmente voleva esplorare i mali dell’industria della caccia alle balene in Giappone ma andando avanti ha scoperto un problema dell’industria della pesca globale.

Ogni anno in tutto il mondo vengono catturati circa 2,7 trilioni di pesci – il che significa che ne vengono uccisi 5 milioni ogni minuto – per nutrire l’appetito insaziabile dell’essere umano. Ma pescare gli animali dai mari su una scala industriale davvero inimmaginabile non è sostenibile e potrebbe presto diventare una crisi mondiale.

Uno studio stima che se le attuali tendenze di pesca andranno avanti con questo ritmo, entro il 2048 il mondo subirà un crollo delle specie ittiche. “Il declino non può essere eterno”, dice Callum Roberts, professore di conservazione marina presso l’Università di Exeter, che compare in Seaspiracy.

Al Sun Online ha osservato: “Ad un certo punto finisce. Che si tratti del 2048 o del 2079, la domanda è: la traiettoria è nella direzione sbagliata o nella giusta?”.

Seaspiracy, il docufilm di Ali Tabrizi distribuito da Netflix che mostra il lato oscuro della pesca. Il massacro dei  delfini

Tabrizi sapeva che esaminando la caccia commerciale alle balene in Giappone avrebbe scoperto oscure verità ma non poteva immaginare la portata del disastro. I delfini addestrati possono essere venduti fino a $ 100.000 e vengono utilizzati nell’industria dell’intrattenimento.

Nel villaggio di Taiji, nel sud del Giappone, i delfini vengono spinti in una piccola baia dove possono essere catturati o uccisi.

Ma Tabrizi ha scoperto che per ogni delfino catturato, altri 12 venivano uccisi, anche se non esiste un mercato per la carne di delfino. Allora perché macellare gli animali se sono inutili quando sono morti?

“I pescatori considerano i delfini come concorrenti: mangiano molto pesci e uccidendoli ci sarà più pesce disponibile da prendere. Essenzialmente il massacro di questi delfini è una reazione alla pesca eccessiva che sta avvenendo qui a Taiji”.

Seaspiracy, il docufilm di Ali Tabrizi distribuito da Netflix che mostra il lato oscuro della pesca. Il tonno rosso a rischio estinzione

Il tonno rosso è persino a rischio di estinzione a causa della pesca eccessiva, facendo impennare i prezzi dei singoli pesci.

Nel 2019 in un mercato di Tokyo un tonno è stato venduto a più di $ 2,2: attualmente la popolazione mondiale di tonno è inferiore al 3% di quella del 1970.

La causa è la pesca eccessiva, ma in Giappone i delfini vengono comunque accusati e massacrati. Sanguinosi spettacoli di pesca, come il “Grindadráp”, si svolgono nelle Isole Faroe, dove centinaia di balene e delfini vengono portati sulle spiagge e fatti a pezzi come parte di un’antica caccia.

La tesi di “Seaspiracy” è che ci sono solo riserve marine ed è il momento di smettere di mangiare pesce, di tutti i tipi. Secondo Roberts, tuttavia, nonostante la disastrosa situazione, pensa che sia possibile ribaltarla, prima che sia troppo tardi. “Dobbiamo iniziare pratiche di pesca più sostenibili e ridurre i danni che vengono causati e trovare un modo per farlo”.

“Sono ottimista. Penso che la scienza sia presente. Sappiamo cosa dobbiamo fare, è solo questione di trovare un modo per attuarlo”. (Fonte: SUN)