Sette minuti di applausi per la regista Comencini al Festival di Venezia

VENEZIA, 7 SET – Applausi, sette-otto minuti, poco fa al termine della proiezione in Sala Grande per 'Quando la notte', il film di Cristina Comencini oggi in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. E finalmente anche un sorriso sul volto della regista, amareggiata oggi per i dissensi con cui la stampa ha accolto il suo film stamattina.

Commossi, fino alle lacrime nel caso della protagonista Claudia Pandolfi, tutti gli attori, la sceneggiatrice Doriana Leondeff. L'altro protagonista Filippo Timi, si e' lanciato piu' volte verso la platea per applaudire a sua volta ed esprimere anche fisicamente la sua contentezza.

Appena si sono accese le luci, Cristina Comencini era apparsa emozionata e anche molto tesa, poi sul finire dei minuti di applausi finalmente anche sorrisi oltre a ringraziamenti verso la platea. Seduto nella Sala Grande c'era anche il ministro per i Beni culturali, Giancarlo Galan, che ha applaudito, non senza anche emozione.

Tratto dall'omonimo romanzo edito da Feltrinelli, ''e' un film sulla maternita', che e' un'esperienza grande, che si impara vivendo e che e' bella ma anche dura, limitante della propria liberta', ti puo' far sentire inadeguata. Ma perche' nessuno mai dice quanto e' dura?'', dice la regista del film (in sala dal 28 ottobre distribuito da 01), impegnata da un anno nel nuovo movimento femminile 'Se non ora quando'.

Il tema 'tabu'' s'intreccia con le polemiche sull'accoglienza alla prima proiezione stampa stamattina in sala Darsena, dove tra il pubblico italiano ma anche internazionale di accreditati giornalisti e industry, in molti hanno riso durante scene cruciali della seconda parte del film, quelle dell'amore tra i protagonisti Timi-Pandolfi, e al termine tra pochissimi applausi si sono sentiti molti dissensi, tra fischi e ripetuti buuu.

''La reazione e' stata inaudita, una reazione atipica – dice la Comencini – ognuno e' libero di reagire come vuole ma non credo che nel mio film ci sia una immagine comica o che brilli di grandi battute.''. Per la Comencini, ''non sempre nei festival l'emozione e' accettata. In questo film ci sono due tre momenti molto emotivi e ci vuole coraggio anche a provare emozioni. Ma non credo che i fischi siano arrivati dalle donne''.

Solidarieta' un po' inaspettata ai fischi arriva dal sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro. Il film, che stasera sara' visto in Sala Grande dal ministro Giancarlo Galan, e' difeso da Riccardo Tozzi, produttore di 'Quando la notte' e marito della Comencini.

''Che al termine della proiezione il pubblico linci un film ci sta tutto e lo capisco, ma che dopo una mezz'ora di proiezione c'e' chi destabilizza lo stesso film e' una cosa che cambia la percezione di tutti. Non credo a nessun complotto – dice Tozzi – ma c'e' stato un gruppo spontaneo che ha fatto questo tipo di operazione destabilizzante''.

Cristina Comencini, aggiunge ''nessuno vuole sentire parlare di maternita', specie gli uomini o far vedere un seno non come oggetto di seduzione ma di allattamento''.

E spiega: ''Ci sono momenti in cui una madre si sente persa e di questo non si parla mai, nei romanzi ne' al cinema, pero' sono nell'esperienza comune delle donne, anche di quelle che non hanno avuto figli e l'uomo difficilmente riesce a capire veramente cosa affronta una donna con la maternita'''.

Nello sviluppo della trama, specie nella prima parte, con questa giovane madre sola per un mese in montagna nell'ultima isolata casa del paese, con il figlio Marco di due anni che piange in continuazione, che la fa disperare e anche una sera perdere le staffe (il bambino batte la testa e a salvarlo e' il rude montanaro Filippo Timi), sembra aleggiare lo spettro della madre infanticida di Cogne, Annamaria Franzoni, riconosciuta colpevole dell'omicidio del figlio.

''Forse nell'inconscio ho pensato a lei ma non ne avevo coscienza'', si limita a dire la Comencini. E sara' solo una coincidenza che oggi a Controcampo passi Maternity Blues di Fabrizio Cattani sulle madri infanticide di Castiglione delle Stiviere. Alla regista interessava ''l'ambivalenza dei sentimenti e la fatica che si fa per emergere dai conflitti. Tra madre e bambino volevo rimettere al centro l'uomo''. Dice polemica Claudia Pandolfi, nella vita giovane mamma: ''in Italia e' ancora difficile parlare di questi argomenti''.

I dissensi piu' forti sono stati sulle scene d'amore e i dialoghi dell'ultima parte del film. Filippo Timi la prende con ironia: ''Ammettiamolo – dice – Manfred, il mio personaggio e' per alcuni aspetti comico. E' talmente chiuso da risultare a tratti divertente ma se sono diventato un attore cane tutto di un botto allora comincio ad abbaiare. Mentre giravamo facevo incubi, mi sono lobotomizzato guardando i Simpson, questo film mi ha straziato''.

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