The Handmaiden, l’ultima provocazione del regista Park Chan-wook VIDEO

The Handmaiden, l'ultima provocazione del regista Park Chan-wook
The Handmaiden, l’ultima provocazione del regista Park Chan-wook

ROMA – Lussuria, attrazione lesbo, forti emozioni, colpi di scena: Park Chan-wook, regista sudcoreano, in un’intervista alla CNN parla del film più sensuale dell’anno “The Handmaiden“, lanciato a Cannes e proiettato al London Film Festival e più in generale di sess0 sul grande schermo. La pellicola è l’omaggio che Park fa a “Fingersmith“, della scrittrice gallese Sarah Waters. Un racconto storico del crimine, avvolto nella lussuria e nel dramma psicosessuale, nel quale il regista ha spostato la narrazione dall’Inghilterra del XIX secolo sino al 1930, epoca coloniale di Giappone e Corea.

La trama racconta la storia di una ragazza coreana, Sookhee, che da borseggiatrice diventa ancella di una ricca ereditiera giapponese, Lady Hideko; la giovane viene reclutata da un conte, che intende sedurre l’ereditiera per derubarla della sua fortuna e poi rinchiuderla in un manicomio. Tutto sembra filare liscio come l’olio, ma ad un certo punto Sookhee e la nobile scopriranno forti e inaspettate emozioni.

Il film, girato in tre atti, si ispira al ritmo dello “Jo-ha-kyu”, famoso stile teatrale giapponese. Se c’è qualcosa di importante da sapere sulle opere di Park, è di non fidarsi di una narrazione lineare e per le “scene di sess0, meglio chiedere a una donna”, afferma.

Tra le carte vincenti di Park, c’è la sua abilità nell’alzare la pressione sanguigna, e altro…soprattutto in camera da letto. La famosa coppia del film “Oldboy”, sconvolse il pubblico con le sfumature in stile tragedia greca, mentre la tresca in “Thirst” si rivelò quasi fatale. “The Handmaiden” ci mostra un’altra relazione pericolosa, quella tra Lady Hideko e Sookhee, ovvero tra padrona ed ancella. La coppia di lesbiche, unita alle scene di sess0 senza veli, è stata messa a confronto con il vincitore della Palma d’oro, “Il blu è il colore più caldo”. Il giornalista chiede a Park se i registi debbano evitare o meno le scene di sesso sullo schermo.

“Quando si è nella fase iniziale, quella della sceneggiatura, bisogna chiedere consiglio alle persone che si hanno accanto – spiega il regista attraverso un interprete – e con persone che si hanno accanto, mi riferisco alle donne. Girando questo tipo di scene, bisogna assicurarsi che le fantasie non vengano esclusivamente da una mente maschile e che le donne non vengano rappresentate come oggetti”.

Park ha poi aggiunto:

“Durante le riprese, non bisogna mai arrivare con qualcosa di nuovo di cui non si è discusso in precedenza con gli attori…Se siete quei tipi di registi che amano essere spontanei, preparati a fare cose in maniera improvvisata, cercate di cambiare atteggiamento”.

Un talento eversivo, quello di Park, uno dei capofila della Hallyu sudcoreana, uno sperimentatore che travalica i confini. Oltre ai confini del politicamente corretto nel film, c’è lo zio di Lady Hideko, Kouzuki, con pochi scrupoli e molte perversioni. La sua propensione all’oscenità trova riscontro tra i ricchi uomini coloniali che si divertono col marchese de Sade. Meglio non svelare come Kouzuki intrattiene i propri clienti.

“Bisogna tenersi pronti ad essere criticati per le scelte intraprese – dice Park -. In poche parole: bisogna portare avanti un’opera, se pensiamo che abbia un merito artistico. Non dobbiamo farci fermare dalle critiche o dalle cose brutte dette dagli altri”.

Secondo “Variety”, all’inizio di quest’anno il distributore CJ entertainment ha tentato di portare al minimo gli elementi lesbo nel film. Nella Corea del sud l’omosessualità è legale, ma non lo sono i matrimoni tra persone dello stesso sesso. I film di Park, premiato per ben due volte a Cannes, hanno raggiunto uno status tale al punto che, come Tarantino, possono essere auto referenziali.

In “The Handmaiden”, c’è un riferimento alla famosa scena di “Oldboy”, probabilmente la più nota e certamente la più discussa, a essere mai stata girata nel cinema coreano. Come accade per Tarantino o Alfred Hitchcock (il cui “Vertigo” ispirò il giovane Park), un film di Park Chan-wook è facilmente riconoscibile. Ma, allora, perché resiste al titolo di autore?

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