Torino Film Festival, “La bella gente” secondo Ivano De Matteo

Una scena del film "La bella gente"

È un film molto attuale, che scava nella pancia dell’ipocrisia di quella sinistra che parte lancia in resta per salvare il mondo dalla povertà e miseria e poi si arretra di colpo, quando qualcosa di quel mondo così povero e sporco rischia di entrare in casa sua: è “La bella gente” di Ivano De Matteo, che sarà proiettato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile.

La pellicola racconta di Nadja, una bellissima prostituta ventenne ucraina, interpretato da Victoria Larchenko, che una lungimirante intellettuale di sinistra, Susanna (Monica Guerritore) decide di togliere dalla strada e portare in casa.

Ma quando la giovane, vinto il terrore di venir raggiunta e martoriata dal suo sfruttatore, comincia ad ambientarsi nella nuova casa dell’architetto Alfredo (Antonio Catania) di sua moglie Susanna e del loro figlio Giulio (Elio Germano), momentaneamente tornato da Londra per le vacanze in campagna, le cose si complicano.

Quando la ragazza comincia ad esprimersi come donna, in libertà, facendo anche invaghire il figlio, allora, ridiventa “solo” una prostituta, una persona scomoda con la quale, alla fine non ci si può intendere.

L’allegra famiglia intellettual-vip ma con gusto, con villa rustica nella campagna umbra, mai «volgare» come la coppia di amici vicini di casa, con piscina, vecchia Rolls in garage, forse un po’ destrorsa, riesce a ristabilire l’ordine rassicurante e borghese, solo quando la ragazza, strapazzata sessualmente anche dal figlio che l’ha sedotta e abbandonata, se ne va di casa. Il film si chiude con una camera fissa sulla porta di casa, chiusa.

«Non voglio certo accusare nessuno o tanto meno fare politica – ha detto De Matteo – ma raccontare di certe ipocrisie. In questo film non ci sono eroi o mascalzoni, buoni o cattivi ma c’è la difficoltà estrema di far cadere le barriere, i pregiudizi, le ingiustizie ataviche».

«Chi nasce dall’altra parte – prosegue il regista – chi ha subito violenze e ingiustizie nella vita fatica ancora molto, anche nel nostro mondo così liberale e democratico, a passare dalla parte dei vincitori. Restano vinti affinchè i vincitori, magari perbenisti e buonisti e più sensibili di altri, si sentano tranquilli. Non dico questo perchè io mi senta diverso o con la soluzione in mano, ma perchè è un dato di fatto. Che mi da fastidio, ma è così».

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