ROMA – Il sovrappopolamento è un tema di estrema attualità. Allora, perché non farsi rimpicciolire? Oggi parliamo del nuovo film di Alexander Payne, Downsizing, pellicola del 2017 interpretata da Matt Damon, Christoph Waltz, Hong Chau e Kristen Wiig. CLICCA QUI PER ALTRE VIDEO RECENSIONI.
Siamo in un futuro distopico, un futuro nel quale, proprio come oggi, il sovrappopolamento è la principale causa di tutti i problemi legati all’uomo e non solo. In Norvegia uno scienziato sperimenta una procedura in grado di risolvere questo problema: rimpicciolire gli esseri umani per renderli più sostenibili per il pianeta. Da quel momento in moltissimi nel mondo sognano di farsi rimpicciolire, ma non sempre per uno scopo di salvaguardia ambientale. Infatti, i più, dato lo sbalzo economico vantaggioso, sognano una vita in piccolo ma di lusso, nella quale un dollaro da grande equivale a mille dollari da persona mini. Paul Safranek, un uomo comune, ordinario e poco interessante, insieme alla moglie, decide di sottoporsi al trattamento, ma quello che scoprirà presto è che il destino, che tu sia piccolo come una matita o di statura normale, è già deciso.
Downsizing è un film indubbiamente interessante, almeno per l’idea di base iniziale, comunque non nuova nel cinema. La pellicola gode di una prima parte molto buona, nella quale quest’idea viene sviluppata con grande maestria e tecnica, sia dal punto di vista visivo che narrativo. Ma è nell’altra metà di film che il risultato cambia, e di molto. Si assiste, infatti, ad un repentino cambio di ritmo e d’interesse, laddove quest’ultimo cala drasticamente, a causa soprattutto di alcune scene già viste, prevedibili e a tratti fastidiosamente melense e inutilmente drammatiche. I comportamenti dei personaggi, soprattutto quelli del protagonista, non trovano nella credibilità la loro arma vincente, risultando perfino controproducenti alla narrazione stessa. Il risultato è quello di una sceneggiatura fragile, a tratti mal scritta a mal gestita, si potrebbe dire immobile, senza alcuna direzione, così come il suo protagonista, poco interessante come il personaggio che va ad interpretare.
Il regista Alexander Payne, noto per il suo stile dolceamaro, basti vedere Nebraska, Paradiso amaro e Sideways, non riesce a mantenersi fedele alle proprie caratteristiche tecniche e narrative, proponendo un film nel quale proprio quel connubio di commedia e drammatico appare più forzato che altro. Rimangono, nonostante tutto, alcuni spunti interessanti, come per esempio quel diverso tenore di vita tra ricchi e poveri che nel mondo ideale dei super piccoli resta immutato, proprio perché è l’uomo a costruirlo. Uno spunto interessante, ma poco sviluppato. Si pensi poi alla miniaturizzazione, un tema già trattato certo, ma qui lo sviluppo cambia perché messo sotto la lente d’ingrandimento di un processo reale, consequenziale, non di natura fantascientifica. Ma il tutto non è approfondito o potenziato dalla sceneggiatura, nonostante la durata del film che è eccessivamente lunga. CLICCA QUI PER LA RECENSIONE DEL FILM L’ORA PIU’ BUIA.
Downsizing è un film debole, riuscito solo se si guarda la prima parte. Ma un film si deve guardare e analizzare nella sua interezza. Tecnicamente valido dal punto di vista di effetti (poco invasivi) e regia. I difetti sono tutti da rintracciare nella sceneggiatura dello stesso Payne, poco interessante, poco credibile e in definitiva, nella seconda parte, noiosa. Voto 5.
https://www.youtube.com/watch?v=KrdUTJL7loQ