Dunkirk, la recensione del nuovo film di Christopher Nolan

di Giuseppe Avico
Pubblicato il 1 Settembre 2017 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA
Dunkirk, la recensione del nuovo film di Christopher Nolan

Dunkirk, la recensione del nuovo film di Christopher Nolan

ROMA – Finalmente ci siamo, dopo una lunga attesa arriva nelle sale italiane il nuovo film di Christopher Nolan: Dunkirk.

Il film racconta la storia dell’evacuazione di Dunkerque e ha come protagonisti i giovanissimi Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney e Harry Styles, oltre ai già ben collaudati Tom Hardy, Cillian Murphy, Kenneth Branagh e Mark Rylance.

Un film come detto molto atteso che con i suoi grandissimi meriti deve condividere piccoli difettucci di messa a fuoco. Scopriamo insieme pregi e difetti della pellicola targata Nolan.

A cavallo tra maggio e giugno del 1940, in piena Seconda Guerra Mondiale, le forze Alleate dovettero fronteggiare gli attacchi tedeschi sulle spiagge francesi di Dunkerque, in mare, e nei cieli sovrastanti. Fu un operazione incredibile, che coinvolse perfino diverse imbarcazioni civili.

Il regista Christopher Nolan, attraverso un’ingegnosa scelta narrativa, ha deciso di raccontare i fatti per mezzo di tre diverse linee di narrazione, caratterizzate da un altrettanto diverso arco temporale.

La prima è quella della terraferma e della spiaggia, della durata di una settimana; la seconda è in mare e dura un giorno; la terza, invece, è ambientata nei cieli e ha la durata di un’ora.

Tre linee di narrazione destinate ad intrecciarsi. Di certo parliamo di una peculiarità molto interessante, peraltro ben cara al regista, che però non trova nella sua realizzazione il completo chiudersi del cerchio.

Le parti meglio sfruttate, infatti, sono quelle nei cieli e in mare, dopo il tempo prefissato dal regista sembra rispettato; al contrario, le sequenze sulla spiaggia sembrano durare meno di quanto ci si voglia far credere, spesso si ha l’impressione che siano passate poche ore e non un’intera settimana. Non si parla certamente di un errore, ma piuttosto di una sensazione che potrebbe variare da spettatore a spettatore.

Dunkirk è un film riuscito praticamente su tutti i fronti. E’ una pellicola che vede come suo punto di forza un comparto tecnico davvero incredibile ed emozionante, capace di coinvolgere lo spettatore come pochi film sanno fare. Le sequenze nei cieli, in particolare, sono quelle che più balzano agli occhi, e che riescono maggiormente a trascinare il pubblico dentro lo schermo. Quelle in mare non sono da meno, spesso si ha la sensazione di trovarsi in acqua, con la necessaria spinta alla sopravvivenza.

A condire le immagini troviamo le musiche del fedelissimo di Nolan, il compositore Hans Zimmer. Note incisive, che scandiscono, attraverso quel senso di pericolo imminente tipico di Zimmer, i movimenti dei personaggi. Unica pecca, da accostare alla spettacolarità delle sequenze, è la caratterizzazione degli interpreti. Infatti, sembra che il regista/sceneggiatore Nolan, abbia voluto far parlare i gesti e le azioni dei suoi personaggi filtrati esclusivamente attraverso l’azione, senza una definizione più psicologica degli stessi. Questa, però, rimane una scelta, condivisibile o meno che sia, il risultato è di altissimo livello, e alla fine questo conta. Cento minuti serrati, senza sosta, senza mai sentirsi in pace, al sicuro. Cento minuti nei quali ad emergere non è l’eroe di turno, come siamo abituati a vedere spesso, ma piuttosto è il lato più crudo, spietato, di sacrificio e di disperazione, attraverso i quali la guerra affonda le proprie radici di inconsistenza sociologica, di inutilità.

Dunkirk, uno spettacolo per gli occhi di chi lo guarda, che scava un solco profondo nel pubblico e nella storia del cinema. VOTO: 8/9