ROMA – Un thriller, una commedia, un film drammatico, sentimentale, d’avventura e di fantascienza. Forse La forma dell’acqua, l’ultima fatica di Guillermo del Toro candidata a 13 premi Oscar, è tutto questo o niente. Già, perché il film non può essere catalogato o schedato sotto la voce di un solo genere, le sfumature sono moltissime, stratificate e impastate come in una torta perfetta, dall’imprinting marcatamente retrò e squisitamente fiabesco. La forma dell’acqua è un film del 2017 scritto e diretto da Guillermo del Toro e interpretato da Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer e Doug Jones. CLICCA QUI PER ALTRE VIDEO RECENSIONI.
Lo scenario è quello di un America in piena guerra fredda, tra Cadillac colorate, televisori a tubo catodico e rockabilly. In questo contesto troviamo Elisa, una giovane ragazza muta che lavora come donna delle pulizie in un laboratorio scientifico. A lavoro è sempre accompagnata dalla sua amica Zelda, mentre a casa ad aspettarla c’è il suo amico Giles. Elisa, durante il lavoro, scopre una creatura anfibia molto particolare in stato di cattività, sottoposta ed esperimenti scientifici e violenze di ogni tipo, in particolar modo animate dall’esuberante colonnello Richard Strickland. La ragazza, entrando in contatto con la creatura, ne scopre la sensibilità e l’intelligenza, innamorandosene perdutamente.
Come detto, La forma dell’acqua non vive sotto la luce di un solo genere, ma ne sperimenta moltissimi con successo. Se da una parte abbiamo il sentimentalismo proprio di una vicenda d’amore, quella tra la donna e la creatura, dall’altra, invece, abbiamo una storia incredibilmente cruda, spietata, a tratti macabra, sotto il segno del cinema dualistico e multiforme di Guillermo del Toro, capace di muoversi con la semplicità di un racconta storie tra la fiaba e il grottesco, tra la poesia e la prosa più lugubre. Di pari passo è la messa in scena, laddove lo scenario anni ’50 americano, che dovrebbe simboleggiare la festa sfarzosa di colori, di cambiamento e rinascita, qui è mostrato sotto la lente del chiaro scuro, dello smorzamento cromatico di una fotografia e di una scenografia dalla spiccata inclinazione orrorifica.
La vicenda di base, quella del rapporto tra la donna e la creatura, è un fortissimo richiamo al cinema del passato, a film come Il mostro della laguna nera del 1954, per esempio, con il quale condivide molte peculiarità. Del Toro omaggia il cinema classico, quello con il quale è cresciuto e che decide di onorare senza troppa ostentazione o appariscenza, percorrendo la strada di una narrazione semplice, ridotta a l’osso, come quella di una favola per bambini. Qui, però, la favola non è quella della buonanotte, quella che si racconta ad un bimbo, perché è proprio l’adulto che sarà messo nelle condizioni di farsi rimboccare le coperte sotto una luce fioca prima di addormentarsi. Una favola per i più grandi. CLICCA QUI PER LA RECENSIONE DEL FILM ORE 15:17 – ATTACCO AL TRENO.
La forma dell’acqua non è un film perfetto, è la pellicola più personale del regista, ma probabilmente non la più bella. La scelta di aver voluto sviluppare una narrazione così semplice è azzeccata, almeno per quanto riguardo l’intento dello stesso Guillermo del Toro. Si tratta di una scelta, appunto, che però non è esente da prevedibilità narrativa, anche se leggera e a tratti impercettibile. Parliamo di una scelta, condivisibile o meno. Ciò che comunque rimane nella testa a fine visione, è la consapevolezza di aver visto un gran bel film.Voto: 7/8.
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