C’è da augurarsi che Carlo Tecce sia male informato e che l’articolo da lui scritto per il Fatto Quotidiano sia carta straccia.
Altrimenti, il senso sarebbe che Lorenza Lei, neo direttrice generale della Rai, si è messa di impegno per farci rimpiangere non solo il tanto vituperato Mauro Masi, ma anche gli anni di Ettore Bernabei e della vecchia Dc, cupi ma ruspanti e gravidi di speranze e di sogni, che videro l’Italia proletaria e fascista di Mussolini trasformarsi in quella Italia benestante, laica e democratica che Papa Benedetto XVI ha detto chiaramente di non gradire, il primo maggio: ma che progresso e progresso, pensate all’anima.
Al dogma papale sembra essersi subito adeguata Lorenza Lei, se Tecce ha scritto la verità. Infatti, una delle priorità della Lei sarebbe quella di eliminare i reality show.
Secondo Tecce, la battaglia della Lei si basa “sull’Utilitel”, ovvero sull’utilità sociale che il servizio pubblico dovrebbe assumere nei confronti dei telespettatori.
Ergo, la Rai dovrebbe smettere di inseguire le tv commerciali sul terreno dei soli risultati di Auditel: “Reti pubbliche e private sono diventate rivali ma in una competizione per l’audience, non certo per la qualità e l’utilità del servizio”.
Il sito Tv Blog, riporta l’entusiasmo della Lega dei Consumatori: “Sembra che il primo obiettivo del nuovo direttore generale della Rai, Lorenza Lei, sia quello di smantellare i reality, marchio di fabbrica della tv commerciale che li produce in quantità industriale. E’ un ottima intenzione. Le trasmissioni commerciali non servono punto alla Rai, se non ad abbassare decisamente il livello di qualità complessiva dell’offerta”.
Capito? Questi gentiluomini e gentildonne non vogliono che quei poveretti che non hanno i mezzi né le forze per uscire, andare al bar, al ristorante, in discoteca, tanto meno al cinema e non altro passatempo che la televisione, ma non possono pagarsi l’abbonamento a Sky, devono beccarsi i programmi culturali in prima serata, come nei plumbei anni ’70 quando la Rai aveva un solo canale, in bianco e nero grazie alle sparate demagogiche e suicide di Ugo La Malfa, e ti propinava in prima serata l’Orlando Furioso di Luca Ronconi: ma c’era la crisi energetica e bisognava mandare la gente a letto presto per risparmiare sui consumi.
Festeggiate, voi che la sera vede in modo perpetuo tra salotti e riunioni. Con voi brinda il vostro adorato nemico Berlusconi, che vi lascia scherzare sul bunga bunga, consapevole che poi siete tanto dei bravi ragazzi, che in nome della cultura e della qualità, lasciate, ai suoi tre canali e a chissà quanti altri ne saprà lanciare ancora sul digitale terrestre quando funzionerà, il monopolio delle serate degli italiani.
Masi non era mai arrivato a tanto e forse non lo aveva mai pensato. Forse prudenza avrebbe voluto che, sindacalisti, politici, giornalisti, tutti quelli che hanno dato sfogo alla telegrammite nazionale con dichiarazioni di osanna e di speranza dirette alla nuova capa della Rai non si esponessero troppo. Se avessero letto bene tutte le notizie fino in fondo, avrebbero notato che molti giornali entafizzavano il forte legame tra la Lei e la Curia vaticana, il rapporto con il cardinal Bertone, il prelato che è anche l’uomo del dialogo e della perdonanza con Berlusconi. Singolare coincidenza di interessi tra le aspirazioni da polizia dei costumi della Chiesa e il sogno di annientamento della Rai di Berlusconi. In questa prospettiva, Masi appare come una truppa di guastatori, mandati a far saltare le linee nemiche. Ora arriva Lorenza Lei e, mentre tutti tirano un sospiro di sollievo, comincia l’opera di normalizzazione che ci auguriamo non sia nel senso auspicato dalle tante persone di indubbia fede laica e democratica che si sono sbilanciate un po’ troppo a favore della neo direttrice.
Comunque sono ancora in tempo a frenare e a far marcia indietro. Cominciate a convincervi che questa vostra tanto amata Lei vi lascerà il vostro tanto odiato Minzolini e ci toglierà per di più i nostri tanto amati reality show della Rai.
Voi parlate, Berlusconi ride.
I commenti sono chiusi.