Polizia Austria protesta: “Siamo pochi”, emergenza Friuli..?

Polizia Austria protesta: "Siamo pochi", emergenza Friuli...
Polizia in Austria protesta: siamo troppo pochi per bloccare i confini

UDINE – Polizia Austria protesta: “Siamo pochi”, e si prospetta una situazione di emergenza Friuli. Migranti e profughi sulla rotta balcanica nel 2015 sono stati più di 800 mila, dalla Libia “solo” 150 mila. Ora il rischio è una alluvione di esseri umani.

Migranti e profughi ai confini fra Austria, Slovenia e Friuli: la pressione è destinata a aumentare, mentre la Polizia austriaca è sul piede di guerra contro il suo Governo per la scarsità di organici che rischia di vanificare le misure di blocco decise dal Governo austriaco di Vienna e aumentare il disagio per la Polizia in Italia.

Nella regione austriaca della Carinzia, riferisce Marco Di Blas sul Messaggero Veneto,

“il sindacato di polizia ha alzato la voce, lamentando l’impossibilità di ripristinare i controlli ai quattro valichi di competenza del Land (quello di Tarvisio con l’Italia e quelli di Lavamünd, di Bleiburg e del tunnel autostradale delle Caravanche con la Slovenia). […] Anche la Landespolizeidirektion, cioè la Direzione regionale di polizia, ha detto le stesse cose”.

La polizia della Carinzia, prosegue Marco Di Blas,

“con gli organici attuali, sostiene di poter svolgere a mala pena il servizio ordinario e di non poter essere caricata di nuove funzioni. Sono giunti in rinforzo 54 agenti da Vienna, dalla Bassa Austria e dall’Alta Austria, ma sono serviti soltanto a rimpiazzare i 52 colleghi carinziani che, nel frattempo, erano stati sottratti alle loro stazioni per essere mandati in supporto alle zone di confine”.

Bruno Kelz, presidente del sindacato di polizia della Carinzia ha definito la situazione come

“politica del tappabuchi”.

Quanto accade a Spielfeld, scrive Marco Di Blas,

“fa dubitare che possa essere introdotto lo stesso sistema di controlli anche in altri 12 valichi di frontiera. A Spielfeld sono stati comandati attualmente 400 poliziotti, di cui soltanto 100 della Stiria, tutti gli altri richiamati dai Länder limitrofi. Dove reperirà il Ministero altre forze per disporre gli annunciati controlli a Tarvisio, al Brennero e in altri 10 valichi minori?”.

Sorge il sospetto che quella del Governo di Vienna sia una mossa dimostrativa, politica, anche a leggere bene le parole di Johanna Mikl-Leitner, ministro dell’ Interno in Austra, che

“ha confermato le misure adottate, aggiungendo che esse vanno intese come uno sprone all’Europa ad accelerare i tempi verso una «soluzione comune»; nei prossimi giorni i contingenti giornalieri di ammissione (80 richieste di asilo, 3200 transiti per la Germania) saranno gradualmente ridotti”.

Non sembra ci si debba basare sui risultati del primo giorno di applicazione, venerdì 19, delle nuove regole di ammissione dei profughi, che, a partire da Spiefeld, nell’arco dei prossimi due mesi saranno adottate anche in altri 12 valichi confinari, dalla Stiria al Tirolo, compresi quelli di Tarvisio e del Brennero (quest’ultimo considerato una delle vie di transito più importanti tra l’Italia e il Centro Europa):

“Non c’è stato alcun problema a far rispettare il doppio “tetto” voluto dalla ministra degli Interni Johanna Mikl-Leitner (80 richieste di asilo, 3 mila 200 transiti per la Germania), perché al valico di Spielfeld ieri non si è presentato nessuno. La poderosa “macchina da guerra” allestita a ridosso della più frequentata porta d’ingresso dalla Slovenia è rimasta inattiva per tutta la giornata. I motori, comunque, sono stati riscaldati in vista degli arrivi annunciati per oggi. Dalla Slovenia sono attese alcune centinaia di migranti. Non è un numero tale da impensierire, perché il tetto dei 3 mila 200 destinati alla Germania non sarà superato, ma potrebbero insorgere i primi problemi per quanti intendono chiedere asilo in Austria: saranno accolti i primi 80 e chi verrà dopo dovrà restarsene in Slovenia e mettersi in fila, sperando di avere più fortuna il giorno dopo.

“Da domenica il valico sarà aperto dalle 6 alle 22. Il programma di contenimento del flusso migratorio varato dall’Austria, che prevede anche l’estensione dei controlli di polizia lungo tutta la frontiera meridionale, come prima di Schengen, va dunque avanti. Ieri è entrato in funzione a Spielfeld e nell’arco dei prossimi due mesi sarà adottato anche in altri 12 valichi confinari, dalla Stiria al Tirolo, compresi quelli di Tarvisio e del Brennero (quest’ultimo considerato una delle vie di transito più importanti tra l’Italia e il Centro Europa)”.

A questo punto, la regione italiana di confine formata da Friuli e Venezia Giulia, avverte Simonetta D’Este, sempre sul Messaggero Veneto,

“rischia di diventare un imbuto dove si potrebbero raccogliere migliaia di richiedenti asilo cui viene di fatto impedito il transito verso il Nord Europa. Uno scenario che diverrebbe realtà se l’Austria chiuderà le proprie frontiere”.

A questa conclusione sono giunti i partecipanti alla conferenza “Le risposte all’immigrazione tra diritto asilo e società civile”, organizzata da Elsa (The European Law Students’ Association) e svoltosa presso la Università di Udine:

“Tra i relatori, Fabrizio Anzolini, già esperto all’Unar della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha portato numeri ed esperienza diretta rispetto alla rotta balcanica. Anzolini ha definito il «rifugiato come una persona che ha paura». «Per il termine migrante non c’è una definizione internazionale, ma si può parlare di una persona che decide di migrare in maniera libera per “vantaggio personale”, senza costrizioni che lo spingono a lasciare il proprio Paese».

“Anzolini ha elencato i numeri, ricordando che i richiedenti asilo che nel 2015 hanno seguito la rotta balcanica sono stati più di 831 mila e 151 mila quelli arrivati attraverso il mare dalla Libia, la rotta che in sostanza coinvolge in prima persona l’Italia:

«Numeri alla mano più che sull’entità del fenomeno forse dobbiamo discutere sulla capacità di gestirlo nel nostro Paese. Addirittura nel 2014 sono arrivate più persone, 170 mila, rispetto all’anno scorso, quando ci sono stati anche 4 mila morti. Ma è un dato che i numeri del 2016 fanno pensare che nei prossimi anni i richiedenti asilo aumenteranno e non ci sarà una fine a questi arrivi se non sarà trovata una risoluzione ai problemi in Medio Oriente e Nordafrica»”.

 

 

 

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