Sasha Litvinenko, la spy story dell’agente dalle tre bandiere

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 13 Dicembre 2012 - 16:32| Aggiornato il 14 Dicembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Alexander Litvinenko (Foto Lapresse)

ROMA – Aleksandr Valterovich Litvinenko era un bell’uomo. Un quarantenne atletico, biondo cenere e occhi di ghiaccio. Dimenticate le foto con la testa calva, in un letto d’ospedale, con addosso il camice verde. Quello è stato dopo l’avvelenamento al polonio, dopo un sushi inglese costato la vita.

L’altro Litvinenko è quello di prima di Mario Scaramella e degli ex colleghi del Kgb sospettati di aver messo il polonio 210 in quel pesce crudo alla giapponese. L’altro Litvinenko è quello prima dell’omicidio di Anna Politkovskaya. L’altro Litvinenko è quello non solo agente dell’Fsb (il successore del Kgb), ma anche, è notizia di oggi, agente segreto dell’MI6 e del Centro National de Inteligencia, cioè i servizi segreti britannici e spagnoli.

Un agente “triplo” viene definito oggi Litvinenko. “Martin” era il suo nome in servizio. Sul conto in comune con la moglie Marina arrivavano i pagamenti di Spagna e Regno Unito.

Martin-Sasha era l’uomo che si era inimicato il russo più potente del dopo Urss, Vladimir Vladimirovich Putin. L’aveva accusato di essere il mandante dell’omicida di Anna Politkovskaja, la giornalista di Novaja Gazeta che per anni aveva scritto delle guerre in Cecenia, l’enclave islamica con aspirazioni indipendentiste nello sterminato “regno” russo dello zar Dima, la Repubblica autonoma in cui dopo due guerre Putin aveva fatto insediare Ramzan Kadyrov, figlio del più celebre Ahmed, licenza di quinta elementare e una passione per le armi, le donne e le tigri.

Come Anna, Litvinenko si era inimicato Putin. Ma era fuggito da Mosca prima che un uomo col berretto lo facesse fuori a colpi di pistola nell’ascensore, come successe ad Anna il 7 ottobre 2006.

Sasha era scappato a Londra, già patria acquisita dei cosiddetti “oligarchi”, i miliardari russi che avevano fatto fortuna con le strane privatizzazioni dell’era Eltsin.

Proprio uno di questi oligarchi, l’imprenditore e matematico Berezovski, secondo Litvinenko sarebbe stato il mancato bersaglio di un omicidio su commissione. Su commissione degli ex colleghi di Sasha, gli agenti segreti dell’Fsb. Dove anche Putin aveva lavorato. Tutti all’Fsb, i “Servizi federali per la sicurezza della Federazione russa”. Putin, Litvinenko, e Andrei Lugovoi, primo sospettato per la morte di Sasha. L’uomo sospettato di averlo fatto finire in quel letto d’ospedale a Londra, con il camice verde e la testa calva. Ma quella è solo la fine della storia.