Per Amazon in Germania lager del terzo millennio?

BERLINO – Un’inchiesta della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca, ha messo in difficoltà Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, e ha fatto saltare sulla sedia molti tedeschi, racconta Andrea Tarquini su Repubblica, quando hanno visto sui loro teleschermi in quali condizioni lavorino molti dei dipendenti, in Germania, della più grande anzienda di commercio online del mondo: sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all’ultradestra neonazista.

Scrive Tarquini che si tratta di migliaia di lavoratori, che

“vengono dalla Spagna o da altri paesi dell’Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell’Unione europea.  A casa erano anche insegnanti, o neolaureati, ma la fame li ha spinti fin qui.

Sotto accusa è Amazon. Secondo Tarquini, Amazon

“ha costruito un vero e proprio Arcipelago Gulag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli.

“Il Gulag di Amazon non è però in Siberia, ma in Germania, sede ottimale per gli ottimi trasporti infrastrutture e servizi di spedizione. Gli schiavi e i forzati del 21mo secolo, spinti da miseria e fame, vengono in Germania (e forse anche altrove, ma la posizione geografica centrale della Bundesrepublik è ovviamente ideale per le spedizioni di Amazon ovunque). Sono pagati malissimo, nove euro al lordo dei contributi, e lavorano soprattutto nel turno di notte. Alloggiano in sette per camerata in vecchi alberghi sciistici decaduti o chiusi fuori stagione, sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all’ultradestra neonazista.

“Almeno cinquemila persone, ha detto la Ard nel suo reportage appena andato in onda in mezza serata, prime time, sono impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte.

“I disperati di Amazon arrivano a spese proprie in Germania e sono accolti dai vigilantes e da persone di agenzie di collocamento private senza scrupoli. La tratta dei disperati avviene soprattutto prima di Natale, quando volano ovviamente le ordinazioni ad Amazon in tutto il mondo. Da Amazon i disperati apprendono che la paga è minore, l’orario di lavoro più lungo del previsto. E quasi sempre nello stressante turno di notte. Vengono alloggiati, racconta ancora la tv pubblica tedesca, in camerate dove  dormono in gruppo, chi su brande chi su vecchi divani sfondati. Alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, cibo di pessima qualità, e devono anche pagarselo da soli con parte del misero guadagno. E spesso i vigilantes sadici si divertono a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta.

“Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.

“Lo scandalo ha fatto grande impressione in Germania, al punto che alcune case editrici tedesche stanno pensando di mettere in discussione i loro contratti con l’azienda di Jeff Bezos”.

Amazon intanto corre ai ripari e annuncia di aver interrotto qualsiasi tipo di rapporto con la  Hensel European Security Services, la società per cui avrebbero lavorato i presunti “vigilantes nazisti”.  “In quanto responsabili di circa 8 mila salariati addetti alla logistica – le parole del portavoce di Amazon Germania Ulrike Stoecker – abbiamo tolleranza zero per la discriminazione e l’intimidazione e ci aspettiamo lo stesso da qualsiasi compagnia con cui lavoriamo”.

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