PARIGI – E’ morto perché ha coraggiosamente tentato di strappare una delle pistole a Amedy Coulibaly, il terrorista che aveva fatto irruzione nel supermercato kosher di Parigi. Uno dei quattro ostaggi morti in quel venerdì maledetto ha pagato con la vita la sua azione coraggiosa e forse incosciente.
Secondo la testimonianza di Mickael B, un altro degli ostaggi, durante il sequestro al supermercato kosher di Parigi, un altro ostaggio sarebbe riuscito per qualche secondo a impossessarsi di una delle pistole di Coulibaly, il fondamentalista islamico che ha insanguinato Parigi insieme ai fratelli Kouachi. Uno dei momenti più drammatici del sequestro, racconta Mickael B – che si trovava all’Hyper-Cacher insieme al figlio – è stato quando un altro ostaggio
“ha cercato di prendere l’arma di Amedy Coulibaly, poggiata sul bancone del supermercato, che però non funzionava. Il terrorista si è voltato e ha aperto il fuoco contro di lui, uccidendolo sul colpo”.
Lo stesso episodio – anche se in maniera più confusa – è stato evocato sabato sera, a poche ore dalla sua liberazione, da un’altra testimone, Maria. La donna ha raccontato che una cliente del supermarket ha cercato di impossessarsi di una delle armi del terrorista, invano:
“C’era una cliente che era dietro di noi, gli ha voluto prendere un’arma ma non è riuscita a sparare. Lui ha risposto sparandole in testa”. Una versione che sollevava però perplessità ed interrogativi, visto che tra le quattro vittime della strage della Porte de Vincennes non c’era nessuna donna, ma tutti uomini: Yoav Hattab, Philippe Braham, Yohan Cohen, Francois-Michel Saada. E’ comunque possibile che Maria, ancora sotto shock dopo una giornata di tensione in cui ha visto la morte con i propri occhi, abbia confuso un uomo con una donna.
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