ROMA – Il kamikaze di Parigi era entrato in Francia come rifugiato. Eccolo, l’ingranaggio che fa impazzire la narrazione dei fatti di Parigi: il “cattivo”, il seminatore di morte, il kamikaze, l’uomo dell’Isis, era entrato come rifugiato, tra milioni di rifugiati che scappano proprio da un destino di morte, attentati, dall’Isis. “Cattivi” contro “buoni”, e chi più sa riconoscere gli uni dagli altri?
Arriva l’ufficialità del viceministro all’Interno greco, Nikolaos Toskas, a dare i dettagli. Il siriano che venerdì sera si è fatto esplodere per le vie di Parigi aveva un passaporto addosso, quello di un rifugiato registrato nell’isoletta di Lero, in Grecia, il 3 ottobre scorso.
“Il titolare del passaporto era passato da Lero il 3 ottobre, dove è stato identificato sulla base delle norme europee”, ha detto Toskas. “Non sappiamo – ha aggiunto – se il passaporto è stato controllato da altri Paesi attraverso i quali il titolare è probabilmente passato”.
Lo spettro, non solo francese per ovvi motivi, è proprio quello: che tra i tanti disperati che scappano dalla guerra ci sia, appunto, quello che una volta arrivato a Parigi o a Roma o a Londra o a Berlino, trova una rete di sodali e semina terrore e morte durante un banale venerdì sera. Questo ragazzo siriano è arrivato a Lero, Grecia, passando barriere e controlli e chissà quanti come lui potrebbero aver fatto altrettanto, attraverso chissà quanti altri porti. Per esempio Lampedusa.
Sappiamo anche qualcos’altro degli attentatori. Era giovani. Uno era francese, identificato grazie alle impronte digitali, già noto ai servizi francesi. Probabilmente c’era una donna tra gli attentatori nella sala concerto Bataclan. Forse tra i kamikaze c’era un egiziano, anche in questo caso è stato un passaporto addosso al cadavere a dare i dettagli.
In relazione agli attentati di Parigi sono state arrestate 5 persone a Bruxelles. A quanto pare una delle auto usate dagli attentatori aveva targa belga.
(Foto Lapresse).