Attentato Londra, arrestato Yahyah Farroukh: 21 anni, rifugiato siriano. Su Fb scriveva: “Dio sa e loro non sanno”

Attentato Londra, arrestato Yahyah Farroukh: 21 anni, rifugiato siriano. Su Fb scriveva: "Dio sa e loro non sanno"
Attentato Londra, arrestato Yahyah Farroukh: 21 anni, rifugiato siriano. Su Fb scriveva: “Dio sa e loro non sanno”

LONDRA – Rifugiato siriano, 21 anni. Yahyah Farroukh è il secondo giovane arrestato con l’accusa di aver partecipato all’attacco terroristico di Parsons Green a Londra del 15 settembre. A fare il nome del ragazzo fermato, insieme all’autore materiale dell’attacco che ha 18 anni e di cui non è nota l’identità, è SkyNews. L’emittente televisiva sottolinea che anche Farroukh, originario di Damasco, avrebbe avuto “legami” con Penelope e Ronald Jones, i due anziani benefattori del Surrey che per anni hanno dato ospitalità a ragazzi rifugiati. E sul suo profilo Facebool appaiono frasi legate alla religione: “La cosa che conforta è che Dio sa e loro non sanno”, scriveva decorandolo con emoticom e cuoricini.

Farroukh è stato arrestato Hounslow, nell’ovest di Londra, la sera del 17 settembre. Per questo l’allerta anti-terrorismo, che era stata innalzata al massimo livello, quello “critico”, è scesa a quello inferiore, “grave”, con un attacco che resta comunque altamente probabile. Il profilo Facebook di Farroukh, il rifugiato siriano indicato come il secondo arrestato nell’ambito delle indagini sull’attacco alla metropolitana di Londra, era ancora visibile la mattiina del 18 settembre con una foto e una frase in arabo postata nella notte tra l’11 e il 12 settembre. Sotto questa immagine, compaiono vari commenti inseriti nelle ultime ore da una quindicina di utenti ‘di passaggio’, diversi dei quali con nome e cognome anglosassone: una sequela di insulti – da “cane”, a “feccia”, a “maiale musulmano” – conditi dall’auspicio che Farroukh, dopo aver “ripagato così” l’asilo ricevuto in Gran Bretagna, sia “castrato” o impiccato.

Risalendo a ritroso nel profilo, s’incontrano poi diverse fotografie del giovane, talune in atteggiamenti apparentemente conviviali, ma ormai da tempo contrassegnate dalla barba da islamico osservante. Numerose, negli scambi di battute, le invocazioni ad Allah, mentre non manca qualche frase che sembrerebbe in codice. Condivisi pure un paio di video di denuncia sulla guerra in Siria – uno dei quali mostra un bambino in lacrime, definito “un piccolo fratello” e affidato ancora ad Allah – nonché una foto rilanciata da una tv anglosassone con la scritta – in inglese e arabo – ‘Pray for Syria’.

Nello contempo, vi è qualche immagine, seppur leggermente più datata, che mostra Yayhah a far festa. Il giovane, nel profilo, scrive d’altronde di lavorare per Bsq, locale notturno londinese il cui sito è punteggiato anche da immagini scollacciate. E di aver lavorato anche in un altro club, il Dope Diamond Entertainment, dopo gli studi al West Thames College.

Intanto dai racconti dei vicini dei Jones, del tutto estranei alla vicenda e che da decenni si prodigano per aiutare bambini e ragazzi, inizia ad emergere il ritratto dell’attentatore di 18 anni: un giovane in arrivo dalla Siria, che già due settimane fa era stato fermato dalla polizia ma poi rilasciato.

“Con lui c’erano stati molti problemi – ha detto la vicina Serena Barber – c’era anche un altro ragazzo di origine siriana ma lui invece era molto tranquillo”. Secondo un amico dei Jones, il teenager aveva lasciato la casa da poche settimane, dopo aver compiuto 18 anni. E’ anche emerso che la sua cattura è avvenuta al porto di Dover poco prima che si imbarcasse su un traghetto per sfuggire alla polizia inglese. Non trovano invece ancora conferma le voci raccolte sempre fra i residenti di Cavendish Road, dove abitano i Jones, secondo cui sarebbero stati ritrovati esplosivi ed armi collegati all’attacco.

Il principale sospetto attentatore sarebbe partito da Sunbury-on-Thames per arrivare dopo mezz’ora di treno alla stazione di Wimbledon e da lì salire sulla carrozza della District Line stipata di pendolari dove ha piazzato il suo ‘secchio-bomba’ deflagrato vicino a Parsons Green. Continua a far discutere il fatto che il 18enne fosse finito nel ‘radar’ delle autorità. Voce non smentita dal ministro degli Interni Amber Rudd, sebbene oggi parlando alla Bbc abbia definito “pura speculazione” il controverso tweet pubblicato dal presidente americano Donald Trump subito dopo l’attacco alla Tube in cui affermava che i responsabili erano noti a Scotland Yard.

Pur ribadendo che non è ancora chiara la matrice dell’attentato – “non c’è la conferma che sia opera dell’Isis” – il capo dell’Home Office ha voluto comunque rassicurare sui progressi fatti nelle indagini. “Vorrei dire a tutti di essere vigili ma non spaventati”, ha detto, per poi annunciare che nei prossimi giorni verranno ritirati i militari dalle strade che restano però fortemente pattugliate da circa 1000 agenti, molti dei quali armati. Tutto questo accade mentre Londra guarda avanti e propone all’Unione europea per il dopo Brexit un accordo sulla collaborazione per la sicurezza e contro la criminalità e il terrorismo. In particolare punta a mantenere meccanismi di cooperazione fra le forze di polizia e condividere una serie di principi fra cui la protezione dei dati personali e la difesa dei diritti umani.

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