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Attivisti Greenpeace, Russia rifiuta processo internazionale

di Maria Elena Perrero |23 Ottobre 2013 9:28

La Arctic Sunrise e la piattaforma Gazprom (Foto Lapresse)

ROMA – La Russia rifiuta di portare il caso Greenpeace Arctic Sunrise al tribunale internazionale per il diritto marittimo (organo indipendente dell’Onu), come chiesto dai Paesi Bassi. Il ministero degli Esteri di Mosca ha fatto sapere di aver informato Amsterdam che la Federazione non accetta la procedura di arbitraggio per la condanna per pirateria inflitta ai 30 membri della nave di Greenpeace, battente bandiera olandese, che protestavano contro una piattaforma petrolifera di Gazprom nel mare di Barents.

La Russia “ha informato l’Olanda e il tribunale internazionale per il diritto marittimo che non accetta la procedura di arbitraggio per la causa della nave Arctic Sunrise e non intende prendere parte all’udienza in tribunale per la questione delle misure temporanee”, ossia il sequestro della nave e la detenzione di 30 attivisti. La Russia, sottolinea il ministero degli Esteri, “resta tuttavia aperta per risolvere la situazione”.

Mosca ha spiegato di non voler partecipare alla procedura di arbitraggio internazionale attivata dall’Olanda sul caso della nave di Greenpeace Arctic Sunrise perché, sostiene, implica decisioni vincolanti in dispute su diritti e giurisdizioni sovrani.

La Russia ha ricordato di aver rifiutato il riconoscimento di queste procedure quando ha ratificato la convenzione Onu sulla legge del mare nel 1997. “Stiamo esercitando esattamente questo tipo di giurisdizione nel caso della Arctic Sunrise. Gli attivisti di Greenpeace hanno violato le leggi russe sulla zona economica esclusiva e sulla piattaforma continentale con le loro azioni contro la piattaforma Prirazlomnaya il 18 settembre scorso”, ha spiegato il ministero degli Esteri, ricordando che è in corso una indagine.

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