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Auschwitz, il bordello nel lager: così i nazisti volevano aumentare la produttività

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Auschwitz, il bordello per gli ebrei: così i nazisti volevano aumentare la produttività

ROMA – Ad Auschwitz esisteva un bordello per i prigionieri non ebrei che venivano “ricompensati” con incontri sessuali e i nazisti guardavano attraverso un foro per assicurarsi che praticassero solo la posizione del missionario.

Proprio dietro il famoso cancello con la scritta “Il lavoro rende liberi” del campo di concentramento di Auschwitz si trova uno degli orrori meno noti della seconda guerra mondiale: un bordello per i prigionieri.

In un diabolico regime nazista volto a incoraggiare i detenuti a lavorare sempre più duramente, un ottobre di 76 anni fa Heinrich Himmler, l’architetto della Shoa, ordinò che nei campi di concentramento in tutta l’Europa occupata dai nazisti, venissero realizzati dei bordelli.

L’obbiettivo era quello di aumentare la produttività dei prigionieri torturati e affamati, offrendo loro una sorta di bonus se avessero lavorato abbastanza: sarebbero stati “premiati” con una visita al bordello del campo.

La prima “Casa delle bambole”, come era chiamata, è stata realizzata un anno dopo, nel 1942, nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria, a cui seguirono quelle di Ravensbruk, Buchenwald, Dachau e Flossenburg. In totale c’erano dieci bordelli.

Due dei più grandi erano a Auschwitz, nella Polonia occupata da nazisti, con il bordello principale soprannominato “Puff”, dietro l’ingresso del cancello “Il lavoro rende liberi”, nel blocco 24.

Fondato all’inizio della Seconda Guerra Mondiale dopo l’invasione di Hitler in Polonia, Auschwitz si è trasformato nel campo di concentramento dove la macchina della morte è stata la più attiva della Storia. Sono state eliminate circa 1,1 milioni di persone a causa delle esecuzioni, percosse, lavori forzati e camere a gas.

L’uomo incaricato di attuare il piano del bordelli era un SS, il medico Siegfried Schwela.

In un incontro con i medici del campo presentò il suo progetto per la gestione dei bordelli, istruendo il personale affinché i prigionieri uomini e donne fossero “puliti”, le donne venivano sterilizzate ed era permessa solo la posizione del missionario.

Schwela chiese anche che le SS guardassero attraverso dei fori per assicurarsi che le donne non trascorressero più di un quarto d’ora con ogni prigioniero.

Impose severe leggi sulla razza, soltanto gli uomini tedeschi potevano avere incontri donne tedesche e gli slavi con le slave. Proibizione totale per ebrei e russi.

Schwela fu ucciso dalla resistenza prima di attuare i suoi piani, ma nell’agosto 1943 e novembre 1943 entrambi i bordelli entrarono in funzione sotto il comando dell’SS Oswald Kaduk.

Le donne non ebree erano attirate come volontarie, con la promessa di una migliore condizione di vita e di maggiori razioni alimentari.

Soprattutto le ventenni, facevano sesso con una media di 6-8 uomini ogni sera tra le 20 e le 22. Dovevano lavorare anche la domenica pomeriggio.

Nei bordelli di Auschwitz,i Sonderbauten (edifici speciali), lavoravano ben 21 donne prigioniere. L’ultimo bordello fu aperto nel 1945, anno in cui è finita la seconda guerra mondiale.

I macilenti prigionieri scelti per i bordelli erano sottoposti a un umiliante controllo medico, sui genitali veniva applicata una crema disinfettante; venivano chiamati nell’appello generale e marciavano forzatamente verso il bordello.

Ma gli uomini, spesso erano troppo deboli fisicamente o malati per impegnarsi in un rapporte sessuale.

Iga Bunalska, del gruppo di studio di Auschwitz, ha dichiarato al MailOnline:”Le SS dissero che stavano cercando donne per un lavoro leggero e loro si offrirono volentieri. Alcune, quando seppero di cosa si trattava cambiarono idea ma parecchie rimasero”.

“Se una donna era carina e sana, prima di essere accettate erano controllate dai medici, poteva lavorare nel bordello purché non fosse ebrea”.

Vivevano in un posto caldo, ognuna aveva una stanza ben arredata.

“Avevano razioni extra di cibo, bei vestiti e biancheria intima provenienti dai magazzini merci, sottratti alle persone uccise nelle camere a gas”.

“Avevano le necessarie cure mediche e il tutto rendeva più facile la sopravvivenza nel campo. I bordelli erano aperti tutte le sere, dopo l’appello, quando gli altri prigionieri tornavano al campo con alle spalle una giornata di duro lavoro; c’è un enorme contrasto tra le donne e gli altri prigionieri”, commenta la Bunalska.

Un prigioniero, Jozef Szajna, ha ricordato: “I bordelli erano una delle dimostrazioni di come le SS tormentavano i prigionieri”.

“Chi pensa che il blocco 24 fosse una specie di regalo per i prigionieri, non sa niente di Auschwitz. E ‘ stato costruito per umiliare le persone. Era solo un altro esempio di cinismo tedesco e crudeltà. I bordelli non erano niente di diverso. Erano solo un altro crimine del nazismo”.

Mieczyslaw Zając, un altro prigioniero, ha detto: “Venivano tutti riuniti e il Lagerfuhrer era molto orgoglioso quando consegnava i primi buoni del bordello di Auschwitz appena inaugurato. Leggeva i numeri ad alta voce, dava il buono ai prigionieri mentre l’intero campo assisteva”.

Uno dei prigionieri ricompensati in questo modo fu il prof. Henryk Mianowski, che insegnava chimica ma “non sapeva come spiegare al Lagerfuhrer che avrebbe preferito un pezzo di pane o qualche zuppa”.

Il Lagerfuhrer in questione era il vice comandante di Auschwitz, Hans Aumeier, un nazista particolarmente feroce, condannato a morte nel 1948 e impiccato per crimini di guerra.

La sopravvissuta Zofia Bator-Stepien ha ricordato come una ragazza fu spinta a lavorare nel bordello: avrebbe fatto qualsiasi cosa per una fetta di pane. Si offrì volontaria non sapendo quale lavoro l’aspettasse, ma non battè ciglio quando il medico le disse che sarebbe stata sterilizzata e non avrebbe più potuto avere figli. Voleva solo un po’ di pane.

A frequentare il bordello sembra fossero anche i soldati, alcuni ucraini e bielorussi, e ci sono molte testimonianze sul fatto che le donne avevano tutte le ultime notizie riguardanti la guerra.

Dopo aver concluso l’esperienza nel bordello, alcune diventarono funzionarie nel campo e altre sopravvissero alla guerra ma pochissime hanno parlato della loro esperienza.

La Bunalska ha detto al MailOnline:”Lavorare nel bordello ha dato loro la possibilità di vivere. Ora vediamo le cose in una prospettiva diversa ma allora era una scelta semplice: o il bordello e la sopravvivenza o le camere a gas di Birkenau”.

I bordelli di Auschwitz furono chiusi nel gennaio del 1945 quando il campo fu evacuato per sfuggire all’avanzata dell’Armata Rossa.

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