Spagna. I bambini rubati sotto Franco da preti e suore: 300 mila i casi?

MADRID – Lo scandalo dei “bambini rubati” rischia di coinvolgere, in Spagna, un numero esorbitante di persone e famiglie, tra figli privati dei loro genitori naturali, madri che per non farsene una ragione sono state dichiarate pazze, nuove famiglie il cui castello di felicità ha retto sulla menzogna. Uno scandalo che attraversa le generazioni: finora i casi accertati sono 900, ma i legali delle parti offese giudicano, alla luce dei nuovi casi venuti alla luce, accettabile una stima di 300 mila adozioni illegittime. Un periodo di circa 50 anni, corrispondente grosso modo all’epoca franchista. Suore, preti e medici compiacenti sono finiti sul banco degli accusati.

Un inviato della Bbc ha raccolto la testimonianza di una delle madri che per denunciare la scomparsa del figlio stava per finire in clinica psichiatrica : “Si guardi intorno in questa stanza: ci sono donne come me, con la mia stessa esperienza. Io non sono pazza e la mia famiglia finalmente mi crede”. Cosa era successo a Manoli Pagador, di Getafe, periferia di Madrid? Nel 1971, all’età di 23 anni, non più sposata, dà alla luce un bel bambino in salute. Improvvisamente glielo portano via, per dei test di routine, la giustificazione. Trascorrono nove interminabili ore. “Quindi una suora, che era anche infermiera, mi informa freddamente che mio figlio è morto”. Nient’altro. Non andò alla direzione sanitaria, non chiese spiegazioni a qualcuno, una suora, un sacerdote? Manoli scuote la testa con una smorfia di orrore: “Suore, preti? Non potevo accusarli di mentire. Erano gli anni di Franco, c’era la dittatura. Ancora oggi noi spagnoli tendiamo a non metterci contro l’autorità”.

Fino all’inizio di quest’anno non si conosceva l’esatta dimensione dello scandalo. Due amici d’infanzia di Barcellona, Antonio Barroso e Juan Luis Moreno hanno scoperchiato il segreto della tratta dei bambini. Juan scoprì la verità sul letto di morte di quello che fino a quel momento aveva considerato suo il padre naturale: “Ti ho comprato da un prete a Saragozza. So che anche Antonio è stato comprato”. Indignati, per essersi visti come due cagnolini in vendita, contattano un avvocato esperto e poi convocano la stampa. Da quel momento si fanno avanti centinaia di madri con situazioni di sconvolgente similitudine.

All’inizio, diciamo alla fine degli anni ’30, il regime franchista da poco insediato, i figli venivano sottratti a famiglie composte da genitori considerati “indesiderabili”, cioè nemici politici e affidati a famiglie “approvate”. Il commercio era gestito da membri dei vari ordini religiosi che, sotto Franco assunsero un ruolo preminente nella gestione di ospedali,  scuole e convitti in genere. Alle madri veniva sempre detto che il bambino era nato morto. Più tardi, scomparsa la minaccia dell’opposizione politica, stesso trattamento per i bambini nati da donne non sposate o provenienti da famiglie giudicate moralmente o economicamente inabili a provvedere alla propria prole. Fatto sta che il furto dei neonati si rivelò un businnes: coppie sterili ma ben introdotte ebbero la possibilità, tramite una ricompensa in denaro, di coronare il sogno di avere un figlio.

 

Gestione cookie