Belgio, medico rifiuta paziente ebrea: “Mandatela a Gaza”

Belgio, medico rifiuta paziente ebrea: "Mandatela a Gaza"
Belgio, medico rifiuta paziente ebrea: “Mandatela a Gaza”

BRUXELLES – L’operazione di Israele a Gaza stimola l‘antisionismo in Europa. In Belgio un medico di guardia si è rifiutato di medicare una donna di 90 anni, la signora Bertha Klein, perché ebrea. Prima di rimandarla a casa ha detto ai suoi familiari: “Mandatela qualche ora a Gaza, vedrete che poi non sentirà più alcun dolore”.

L’episodio è stato denunciato dal nipote della donna alla polizia come manifestazione di razzismo e xenofobia ed è stato ripreso dalla stampa nazionale, nonché da tutti i siti israeliani.

A chiamare il dottore era stato il figlio di Bertha sospettando che la madre, che si lamentava per il dolore, si fosse fratturata una costola. Ma appena sentito il nome della donna, secondo quanto denunciato dai familiari, il medico ha detto:”Non vengo”. Ed ha riattaccato.

Allora il figlio ha insistito e a quel punto il medico di guardia ha suggerito di mandare l’inferma a Gaza, dove in poche ore le sarebbe passato qualsiasi dolore. Interpellato successivamente da un consigliere comunale di Anversa, Samuel Markowitz, il medico ha ammesso quanto avvenuto e lo ha giustificato con l’emozione suscitata in lui alla vista di quanto sta avvenendo a Gaza.

Hershy Taffel, il nipote di Bertha che ha denunciato l’episodio ha poi dichiarato al giornale ‘Jood Actueel‘:

“Quanto successo mi ricorda quanto accaduto in Europa 70 anni fa. Non avrei mai pensato potesse succedere di nuovo”.

Dal canto suo Michael Freilich, direttore responsabile di ‘Jood Acteel’, ha sottolineato che l’episodio è “particolarmente allarmante” perché arriva dopo una serie di atti di boicottaggio a danni di ebrei avvenuti in Belgio da quando è in corso l‘attacco di Israele contro Gaza. Ad Anversa, i commessi di un negozio di abbigliamento si sono rifiutati di servire un’ebrea ortodossa e a Liegi la polizia ha dovuto rimuovere da un bar un cartello scritto in francese e turco in cui si dava il benvenuto ai cani, ma non ai sionisti e agli ebrei.

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