Berlino: per oltrepassare il muro, Jens e Marion passarono dalla Cina

Berlino: per oltrepassare il muro, Jens e Marion passarono dalla Cina (foto Lapresse)

BERLINO – Per andare da Rykestrasse a Berlino Ovest ci vogliono oggi pochi minuti di cammino. Negli anni ottanta, quando il muro di Berlino si ergeva ancora, ci volevano giorni, mesi di preparazione, tanto coraggio e consapevolezza dei rischi. Ed anche tanta fantasia, come quella dimostrata da Jens e Marion, una coppia di giovani ragazzi berlinesi della DDR, che sognavano di poter superare quel muro. Il loro incredibile piano era di aggirare il muro seguendo il percorso più lungo che si potesse immaginare. E’ per questo, con l’obbiettivo di raggiungere la Germania dell’Ovest, che un giorno di agosto nel 1987 Jens e Marion si trovavano in Mongolia, lontani più di settemila chilometri dalle loro case nel quartiere di Prenzlauer Berg. L’altro lato del muro, paradossalmente, non è mai stato così vicino.

Jens e Marion hanno raccontato da poco la loro storia al settimanale tedesco Spiegel. All’epoca della Germania divisa, chi cercava di scappare tentava di farlo scavalcando il muro, la via più veloce ma anche quella più pericolosa, spesso mortale. Spirito libero, amante dei viaggi, Jens aveva capito che l’importante non era il percorso da fare ma la meta da raggiungere.

Perché non raggiungere l’agognato quartiere poco distante – in realtà la frontiera di un altro mondo – seguendo una lunghissima strada che passava dall’estremo Oriente? In effetti, aveva capito Jens, bastava raggiungere illegalmente la Cina, all’epoca un paese socialista «proibito» per i tedeschi dell’Est, per chiedere poi asilo politico all’ambasciata della Germania Occidentale.

Ma come raggiungere la Cina? Non dalla Germania. Era impossibile. Nemmeno dalla Russia, dove i controlli nei confronti dei cittadini dei paesi del patto di Varsavia erano altrettanti rigorosi. Ma la Mongolia? In Mongolia, all’epoca controllata dall’URSS, i controlli erano sicuramente più superficiali che a Varsavia, Berlino est o Mosca. Chi avrebbe alzato il telefono per verificare i dati di due giovani tedeschi con dei documenti ufficiali? Chi avrebbe intuito che dietro un viaggio da Ulan Bator a Pechino si celava la decisiva tappa di una una moderna circumnavigazione del mondo, un’impresa folle e lucida nello stesso tempo? Chi poteva pensare che qualcuno avrebbe fatto più di novemila chilometri verso oriente per raggiungere Berlino ovest?

Dopo un lungo viaggio, Jens e Marion riescono ad arrivare ad Ulan Bator. Hanno fabbricato dei documenti falsi in russi: sono stati «ufficialmente» invitati da un’associazione di scalatori per un viaggio sul «Picco del comunismo», il nome dato all’epoca al Picco Ismail Samani nel Tagikistan. Con questa scusa, sono ora giunti ad Ulan Bator. Da qui, due volte a settimana, parte un treno diretto verso Pechino. Soldati e poliziotti sono ovunque e sembra impossibile per i cittadini non cinesi di comprare un biglietto. Marion poi non è convinta sul grande passo. Cosa ne sarà, si chiede, dei suoi famigliari quando si saprà che lei ha disertato la DDR? Perderanno il lavoro? Saranno perseguiti dalla Stasi, la temibile polizia tedesca?

Nonostante le indecisioni e i rigidi controlli, il piano iniziale funziona perfettamente. I due ottengono un visto all’ambasciata cinese e un biglietto che li porta oltre il confine. Con i pochi soldi rimasti, riescono poi a compare un biglietto di quinta classe per una nave che li trasporta sul fiume giallo fino a Pechino. Così, dopo più di novemila chilometri verso est, Jens e Marion si trovano davanti alla Germania federale, o meglio alla sua rappresentante, l’ambasciata di Pechino.

Le strade dei due si dividono ora, quando il viaggio è terminato. Jens, trasportato dal suo gusto per la libertà, dal suo amore per il viaggio, non può tornare indietro. Marion ha troppa nostalgia. Ora che vede davanti l’obiettivo quasi raggiunto, non riesce più ad immaginarsi la vita senza i suoi cari, senza il suo appartamento a Berlino. Marion torna indietro, tappa dopo tappa, paese dopo paese, fino a Berlino est, da dove era partita, diecimila chilometri prima. Jens attraversa quei metri che segnano il confine tra Pechino e la Germania dell’ovest. Finisce così la loro storia d’amore, con tristezza ma senza rimpianti, e finisce così il loro viaggio, questo giro del mondo nell’epoca, ormai così lontana, della Guerra Fredda.

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