ROMA – Burkini vietato: risse in Corsica fra magrebini e residenti. Anche Sisco, un paese della Corsica, ha stabilito di vietare l’uso del burkini, il costume da bagno islamico, sulle sue spiagge. La decisione, già assunta a Cannes, è stata presa dopo una lite scoppiata in spiaggia tra famiglie di origini nordafricane e giovani locali, che ha provocato 5 feriti.
Nella rissa sono state usate fiocine e accette e, anche se i feriti sono stati tutti dimessi dopo le prime cure, la tensione resta ancora alta. Prima Marsiglia, quindi Cannes, sulle celebri spiagge non c’è posto per il burkini, il costume che copre integralmente il corpo e viene usato dalle musulmane osservanti.
Con un’ordinanza stilata alla fine di luglio e ora ufficialmente in vigore, il sindaco di centrodestra David Lisnard ha imposto il divieto di “accesso alle spiagge e ai bagni” alle persone “che non hanno una tenuta corretta, rispettosa del buon costume e della laicità, che rispetti le regole d’igiene e di sicurezza dei bagnanti nel dominio pubblico marittimo”.
Un abbigliamento di questo tipo, spiega il documento, “manifesta in maniera ostentata un’appartenenza religiosa”, cosa che “in un momento in cui la Francia e i luoghi di culto religioso sono presi di mira da attacchi terroristi, rischia di creare disturbo all’ordine pubblico”.
Nessuna intenzione di vietare i simboli religiosi tout court, precisa alla stampa il direttore generale dei servizi della città di Cannes, ma solo la volontà di non vedere “una tenuta ostentata che fa riferimento a un’adesione a dei movimenti terroristi che ci fanno la guerra”. Anche se, ammette, al momento si tratta più che altro di una precauzione, dato che non risulta siano mai stati avvistati dei burkini sulla Croisette e dintorni.
Insorgono le associazioni a tutela dei diritti dell’uomo. Mentre anche il sindaco di Le Touquet, località balneare nel nord della Francia, annuncia il divieto di portare il burkini sulle spiagge del territorio comunale, diverse associazioni di tutela dei diritti dell’uomo insorgono contro un provvedimento che ritengono discriminatorio.
Vietare questi costumi da bagno che coprono tutto il corpo, usati dai musulmani molto osservanti, è “un gesto di stigmatizzazione che lede le libertà individuali”, ha commentato ai microfoni di France Info il presidente onorario della Lega dei diritti dell’uomo (Ldh), Michel Tubiana, secondo cui “non si deve imporre alle persone, qualsiasi cosa si pensi del significato del burkini, il modo in cui si devono vestire”.
L’attivista critica anche il governo, che a suo parere avrebbe dovuto prendere posizione contro le ordinanze di divieto. Si è mosso invece sul fronte giudiziario il Consiglio contro l’islamofobia in Francia, che ha presentato ricorso d’urgenza al Consiglio di Stato contro il provvedimento della città di Cannes che vieta il burkini. Una prima richiesta di blocco del provvedimento, presentata al tribunale amministrativo di Nizza, è stata respinta. Sempre secondo quanto riferisce France Info, l’esempio è stato seguito da diverse altre associazioni, islamiche ma anche laiche, che si sono rivolte ai tribunali competenti per chiedere l’annullamento dei divieti.
Dal Governo: “Burkini come burqa”. Nel frattempo, è arrivata la presa di posizione del primo esponente del governo a esprimersi in materia, il ministro dei Diritti delle donne Laurence Rossignol, che si dice d’accordo con la necessità di “combattere il burkini” ma senza dietrologie. “E’ una versione da spiaggia del burqa, perché è la stessa logica: si tratta di rinchiudere, di dissimulare il corpo delle donne per controllarle meglio”, spiega al quotidiano Le Parisien, bollando il costume integrale come “simbolo di un progetto politico ostile alla mescolanza e all’emancipazione delle donne”.