Caucaso. Due esplosioni nel Daghestan, 12 morti

Due bombe sono esplose oggi a Kizlyar, nel Daghestan, regione russa del Caucaso settentrionale, uccidendo 12 persone e ferendone altre 23, tra cui 18 poliziotti. Lo ha detto un portavoce della polizia locale.

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa Itar-Tass e Interfax sarebbe stato un kamikaze vestito da poliziotto a farsi saltare in aria provocando la seconda delle due esplosioni a Kizlyar, in cui è morto anche il capo della polizia locale, il colonnello Vitali Vedernikov. Le esplosioni sono avvenute a 300 metri di distanza dall’edificio della polizia locale e dell’Fsb.

La prima esplosione è avvenuta durante il passaggio di un’auto della polizia causando la morte dei due agenti a bordo. Circa 15 minuti dopo, quando sono arrivati gli investigatori e una folla di curiosi, un kamikaze vestito da poliziotto si è fatto esplodere in mezzo alla gente, provocando altre sette morti, tra cui cinque esponenti delle forze dell’ordine, un investigatore locale e un passante.

Kizlyar, al confine con la Cecenia, è nota come città del cognac e salì all’onore delle cronache nel gennaio del 1996 per un sanguinoso raid compiuto da Salman Raduiev, uno dei capi degli indipendentisti ceceni, L’incursione, la seconda fuori dei confini ceceni, dopo quella condotta da Shamil Basaiev a Budionnovsk, nella Russia meridionale – si concluse con un confuso attacco delle truppe russe che costò la vita a numerosi abitanti di Piervomaiskoie senza impedire al grosso dei guerriglieri di sfuggire all’accerchiamento insieme con numerosi ostaggi, poi liberati.

Il ministro degli interni russo Rashid Nurgaliev, visti gli ultimi avvenimenti, ha ordinato di aumentare la sicurezza degli edifici importanti e dei posti pubblici in Daghestan. Il ministro ha aggiunto che la risposta della Russia al duplice attentato di lunedì alla metro di Mosca sarà «dura e di principio».

Intanto Putin non esclude «che sia stata la stessa banda ad agire, per noi non è importante in quale parte del nostro Paese è stato commesso un crimine simile, non importa chi sono le vittime di questo crimine, di quale nazionalità o di quale fede. Partiamo dal presupposto che questo è un crimine contro la Russia», ha aggiunto, parlando nella sua residenza di Novo Ogariovo, alle porte di Mosca, durante una riunione del presidium del governo.

Lunedì, 39 persone sono morte in due attentati suicidi nella metropolitana di Mosca. Secondo le forze dell’ordine, le due donne che li hanno messi a segno avevano legami con il Caucaso settentrionale, un’area della Russia altamente popolata da musulmani e che comprende anche la Cecenia.

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