Cesar Cabo il sindacalista e stewart che fatto perdere il “controllo” alle donne spagnole

Pubblicato il 17 Agosto 2010 - 09:21 OLTRE 6 MESI FA

Cesar Cabo

Mai fino ad oggi l’annuncio della fine di uno sciopero, anche se stiamo parlando della Aena, la società che gestisce gli aeroporti spagnoli, aveva suscitato tanto clamore ed euforia. Non è stata la fine di una estenuante trattativa, cinque mesi, tra Usca e Aena, non è stato il salvataggio del turismo spagnolo, ma la voce e il volto del sindacalista che ha dato l’annuncio di un possibile nuovo contratto. Si chiama Cesar Cabo, affascinante controllore di volo, che ha stregato la Spagna, diventanto un vero e proprio divo su Internet.

Occhi blu, attraente come dottor House, ammiccante come David Beckham, bello come Clint Eastwood nella sua giovanile epopea western. Cabo è l’uomo giusto al posto giusto. Chi lo ha scelto ha per così dire “vinto al Superenalotto”. In Spagna è cambiata quindi l’immagine dei controllori di volo senza pietà perché capaci di bloccare a terra migliaia di innocenti passeggeri. Passano quindi in secondo piano le ragioni dei controllori, la loro disponibilità a deporre le armi dello sciopero se solamente si consentisse loro di ridurre l’orario di lavoro, per potersi dedicare di più alla vita personale e famigliare.

Le donne in Spagna sono letteralmente impazzite per il bel portavoce. Tutti lo vogliono dai telegiornali alle riviste rosa. Argomento, nenanche a dirlo, delle interviste non la posizione del sindacato o i termini e i nodi del contratto collettivo delle compagnie aeree spagnole, ma la sua vita privata.  Cesar Cabo si è trovato a dover raccontare i fatti suoi, “No, non sono sposato”, “Però sono fidanzato”, “Come mi tengo in forma? Mah, sono soltanto un po’ dimagrito negli ultimi tempi”. E mentre quotidiani e tv fanno la fila per averlo sulle pagine, Internet ha già battuto tutti. Su Facebook si sono già radunate migliaia di ammiratrici, rese audaci dall’anonimato e dalla impudica sensazione di essere una folla: “Aye, Cesar! Tu ci porti in cielo!”. O, più esplicitamente: “Voglio che Cesar Cabo controlli il mio spazio aereo”. Peggio ancora, è nato il gruppo “Signore che vogliono che Cesar Cabo faccia perdere loro il controllo”.

Cesar Cabo, il bel sindacalista
che ha stregato la Spagna

L’affascinante controllore di volo ha annunciato la fine degli scioperi. Ora è una star, anche del web

È il segretario di Comunicazione della Unione sindacale dei controllori aerei

Cesar Cabo, il bel sindacalista
che ha stregato la Spagna

L’affascinante controllore di volo ha annunciato la fine degli scioperi. Ora è una star, anche del web

Dal nostro corrispondente  Elisabetta Rosaspina

(foto da facebook.com)
(foto da facebook.com)

MADRID – Mai, prima d’ora, le rivendicazioni dei controllori di volo avevano ricevuto tanta attenzione e tanto sostegno, in Spagna. Mai la decisione di sospendere un’agitazione lunga cinque mesi era stata applaudita con tanta euforia. E non soltanto perché ha salvato le ferie del Paese. La notizia della tregua nei giorni di massimo traffico turistico è stata porta dal volto buono del duro sindacato dei controllori di volo. Buono, ma soprattutto bello. Un dottor House ragazzino. Un David Beckham simpatico. Un Clint Eastwood nella sua giovanile epopea western.

Chiunque abbia arruolato Cesar Cabo come portavoce di una delle categorie più attaccate del panorama sindacale spagnolo, i super retribuiti «uomini radar», ha avuto un formidabile intuito mediatico. La stropicciata, perfida immagine dei controllori di volo che possono bloccare a terra sine die migliaia di innocenti passeggeri si è magicamente distesa nell’irresistibile limpidezza degli occhi blu di Cesar. Le ragioni dei controllori, la loro disponibilità a deporre le armi dello sciopero se solamente si consentisse loro di ridurre l’orario di lavoro, per potersi dedicare di più alla vita personale e famigliare, ha scatenato il consenso. In particolare quello femminile. E specialmente per il portavoce di tanta ragionevolezza. I telegiornali hanno indugiato sui primi piani del segretario di Comunicazione della Unione sindacale dei controllori aerei (Usca), anziché girare rapidamente su immagini di repertorio di decolli, torri di controllo, bivacchi di viaggiatori.

Le riviste rosa hanno colto al volo la nascita della nuova stella e Cesar Cabo si è trovato a dover raccontare i fatti suoi, «No, non sono sposato», «Però sono fidanzato», «Come mi tengo in forma? Mah, sono soltanto un po’ dimagrito negli ultimi tempi», anziché illustrare i nodi del contratto collettivo: il tetto massimo di 1.670 ore lavorative all’anno, i servizi di guardia, la volontarietà degli straordinari, il salario medio annuo di 200 mila euro fino al 2013.

Internet ha preceduto le pagine di quotidiani dedicate alla causa dei controllori, così ben personificata. La passione serpeggia nella blogosfera; e su Facebook, ovviamente, si sono già radunate migliaia di ammiratrici, rese audaci dall’anonimato e dalla impudica sensazione di essere una folla: «Aye, Cesar! Tu ci porti in cielo!». O, più esplicitamente: «Voglio che Cesar Cabo controlli il mio spazio aereo». Peggio ancora, è nato il gruppo «Signore che vogliono che Cesar Cabo faccia perdere loro il controllo». Una lezione per i sindacati di tutto il mondo: ciò che conta non è il contenuto della piattaforma, ma il physique du rôle di chi ci sta sopra.