Charlie Gard, nessuna decisione. La madre disperata: "E se fosse stato vostro figlio?" Charlie Gard, nessuna decisione. La madre disperata: "E se fosse stato vostro figlio?"

Charlie Gard morirà in un hospice. La madre disperata: “E se fosse stato vostro figlio?”

Charlie Gard, nessuna decisione. La madre disperata: "E se fosse stato vostro figlio?"
Charlie Gard, nessuna decisione. La madre disperata: “E se fosse stato vostro figlio?”

LONDRA – “E se fosse stato vostro figlio?”. Il grido di disperazione della mamma del piccolo Charlie Gard arriva puntuale in tribunale, quella maledetta aula dove da mesi si decide la sorte del suo bambino. Connie Yates e il marito Chris Gard fino a poco dopo l’ultimatum del giudice di Londra non sapevano dove sarebbe morto il loro bambino, fino alla decisione del giudice: verrà trasferito in un hospice dove sarà interrotta la respirazione artificiale che lo tiene in vita.

La decisione del giudice Nicholas  Francis dell’Alta Corte di Londra era stata preannunciata già il 26 luglio come ultimatum e avrebbe avuto il suo corso in mancanza di un accordo fra i genitori di Charlie Gard e il Great Ormond Hospital, dov’è ricoverato. Accordo che non è arrivato nemmeno allo scadere, alle 13 ora italiana, dell’ultimatum del giudice.

Connie Yates e Charlie Gard, che hanno rinunciato all’idea di farlo tornare in casa per i suoi ultimi giorni di vita, avrebbero voluto che il loro bebè fosse almeno assistito e tenuto in vita nell’hospice per avere la possibilità di stare con lui qualche giorno “in tranquillità”: una soluzione che secondo l’ospedale, oltre a essere poco praticabile, aggraverebbe le sofferenze del piccolo.

Charlie sarà quindi trasferito a breve – indirizzo, data e orario non saranno rivelati – in un centro assistito dove sarà “staccata la spina” che lo tiene in vita. L’ospedale fino all’ultimo ha continuato ad opporsi, perché “impraticabile”, alla soluzione voluta dai genitori, malgrado ieri un medico specializzato e anche alcuni infermieri dello stesso ospedale londinese si siano offerti per assistere il piccolo privatamente, in un hospice.

L’ultimatum annunciato il 26 luglio scadeva alle 12 ora di Londra (le 13 italiane) e, in assenza di un soluzione concordata fra famiglia e ospedale, il giudice ha rispettato quanto già dichiarato. Mettendo a dura prova la madre Connie, che a un certo punto è sbottata e, prendendosela con legali e vertici dell’ospedale, ha gridato con la voce rotta dal pianto:

“Mi sembra veramente pazzesco che dopo tutto quello che abbiamo passato ci venga ancora negato questo”, cioè la richiesta di trascorrere qualche giorno con il piccolo prima dell’inevitabile morte. “E se fosse stato vostro figlio?”.

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