PARIGI – Said Kouachi, nato a Parigi il 7 settembre 1980. Eccola qui la carta di identità del terrorista più ricercato di Francia e d’Europa. L’ha lasciata nella prima auto usata per arrivare all’indirizzo parigino della redazione del settimanale Charlie Hebdo. Lo “sbadato” che ha dimenticato il documento nell’auto poi abbandonata per proseguire la fuga, è la stessa persona che ha, con precisione millimetrica, organizzato la strage di 12 persone mercoledì scorso. Possibile? Possibile e le spiegazioni possono essere tre: complotto, stress o firma.
Già perché la carta di identità in auto è servita a identificare subito l’autore della strage parigina, fatta con la collaborazione del fratello minore Cherif. Possibile che gli autori di un massacro così efferato abbiano fatto un errore così marchiano?
La teoria del complotto è arrivata subito infatti. In Italia a proporla è stata Beppe Grillo che sul suo blog ha ospitato l’opinione di Aldo Giannuli, giurista e consulente di diverse procure.
“A proposito di errori: ma voi dove avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto? – è il dubbio rilanciato da Giannuli, che nel 1996 ritrovò numerosi documenti non catalogati dell’Ufficio affari riservati del Ministero dell’Interno utilizzati per riaprire indagini sull’eversione nera -. L’unico caso che mi ricordo è quello dello “sventato” brigatista che smarrisce il borsello a Firenze con dentro le chiavi del covo milanese di Montenevoso. Ma non stava andando a fare un’azione e nel borsello non c’era un documento di identità. Non è che, per caso, qualcuno ha volontariamente lasciato la carta di identità di un altro per depistare le indagini?”.
C’è un’altra possibile spiegazione: in situazioni di enorme stress emotivo, come quella vissuta dai due killer, è possibile che la mente si concentri sull’essenziale (l’azione e poi la fuga) e dimentichi qualcosa, anche qualcosa di importante. A fornire questa spiegazione è la psicologa svizzera Nadine Eggiman che a 20 Minuten dice:
” Nelle situazioni di grandi stress molte persone si concentrano sulle cose fondamentali, come la fuga. Altri aspetti invece escono dall’attenzione principale, e la carta di identità dimenticata ne è un esempio”.
Complotto o stress? In realtà c’è una terza spiegazione: non potrebbe trattarsi di una firma lasciata volontariamente, una sorta di immediata rivendicazione dell’attentato?
(Foto Ansa)
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