Coprifuoco a Londra: ma ormai tutta l’Inghilterra brucia

Pubblicato il 9 Agosto 2011 - 17:10| Aggiornato il 10 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – Dopo il morto, a Londra, arriva anche il coprifuoco. Ma la guerriglia si sposta: Manchester, Nottingham, Bristol, ormai è diventata una lotta senza quartiere e se Londra è stata l’epicentro della scossa, il terremoto sociale si è propagato velocemente per tutta la nazione.

Gli inglesi, per ora, non vogliono parlare di coprifuoco ma la sostanza non cambia: il 9 agosto, scrive l’Ansa, “chiusura anticipata per tutti i negozi in zone della capitale dove si prevedono scontri”. Insomma, nonostante i 13 mila poliziotti in strada annunciati dal premier David Cameron precipitosamente rientrato dalle ferie, a Londra si preparano ad un’altra notte di fuoco. La quarta consecutiva. La polizia ha annunciato che utilizzerà proiettili di gomma contro i rivoltosi. In Inghilterra non era mai accaduto prima. Era però successo in Irlanda del Nord.

Intanto, però nel resto d’Inghilterra la protesta non si placa: una stazione di polizia di Nottingham, nella regione delle EasT Midlands (Inghilterra centrale) in serata e’ stata attaccata con bottiglie incendiarie da un groppo di circa 30-40 scalmanati. Lo riferisce la BBC aggiungendo che non vengono segnalati feriti.

In serata sono stati domati incendi, appiccati da giovani detenuti all’Ashfield Young Offenders Institution, il carcere minorile a Bristol, nell’Inghilterra sud-occidentale. Lo hanno reso noto i vigili del fuoco, stando a quanto scrive il Guardian online. ”Un gruppo di una decina di minorenni ha dato fuoco a delle immondizie questa sera intorno alle ore 20 (le 21 ora italiana, ndr) in una delle ali di Ashfield. Ci sono voluti quasi 50 minuti per domare le fiamme”, riferiscono i pompieri.

Anche a Manchester è ripresa la protesta: un centinaio di giovani ha saccheggiato un negozio di scarpe e vestiti sportivi all’interno dell’Arndale Centre, il centro commerciale distrutto da una bomba dell’Ira nel 1996.

Invece nella capitale britannica gli ultimi aggiornamenti del tardo pomeriggio avevano il sapore del bollettino di guerra: “A Dalston (Hackney), a Walthamstow (nei pressi di Tottenham) e a Ealing (ovest) i negozi sono barricati, mentre a Croydon e’ in corso una vera e propria evacuazione di persone verso la stazione del treno. Ad Hackney un grosso numero di poliziotti è assembrato dinanzi agli edifici che ieri sono stati epicentro degli scontri. Negozi chiusi anche a Hatton Garden, la via dei gioiellieri nella zona centro-est di Londra”. Tutto “condito” da 525 arresti in tre giorni nella sola Londra.

Morto. Sempre martedì c’è scappato anche il primo morto “vero” della rivolta, un giovane di 26 anni  che era stato trovato sanguinante nell’auto intorno alle 21.15 di lunedì, durante gli scontri nel quartiere di  Croydon.

Italiano ferito. Negli scontri di Londra c’è anche un italiano ferito. Si tratta di Michele Luppi, triestino di 27 anni, lavora a Londra in un bar-gelateria di Soho. Il giovane è stato preso a botte mentre faceva un filmato degli scontri nel quartiere multietnico di Brixton, a Londra. Domenica Luppi si è trovato a Brixton, in mezzo agli scontri scoppiati nel quartiere e, armato di cellulare, ha cominciato a filmare le scene degli scontri e del saccheggio di un negozio Foot Locker, riuscendo a immortalare due bottiglie molotov che volavano in aria. Dopo pochi minuti – ha riferito – e’ stato aggredito da un ragazzo, che l’ha preso a pugni in faccia, ha distrutto il cellulare e gli ha quasi rotto il naso. E’ comunque in buone condizioni.

Coprifuoco di fatto. Si sono dati una sorta di ”coprifuoco” i ragazzi italiani che per motivi di studio in questi giorni si trovano a Londra. La guerriglia che si sta scatenando da tre giorni nella metropoli inglese non li ”spaventa”, perche’ i luoghi in cui risiedono non sono coinvolti dagli scontri, ma allo stesso tempo non vogliono rischiare. ”Se vogliamo uscire la sera possiamo farlo – racconta all’ANSA Luigi, 23 anni, romano – ma dallo studentato ci consigliano di non tornare dopo le 21.30”.

”Ieri ero in un pub a Notting Hill e non ho fatto in tempo a ordinare, verso le 21.30, che il locale e’ stato chiuso per motivi di sicurezza”, aggiunge Rosalba, 27 anni di Napoli, che a Londra sta facendo un dottorato di ricerca. ”All’universita’ ci vado a piedi e senza problemi, ma la sera tardi e’ meglio non uscire”.

(Per le immagini delle violenze clicca qui). 

L’inizio degli scontri. Ad innescare la miccia degli scontri è stata l’uccisione di Mark Duggan da parte di un poliziotto.  Per il premier Cameron e il ministro degli Interni Theresa May si tratta di “criminalità pura”, di quelle da fermare con il pugno di ferro. Per ora, però, i risultati non si vedono, anzi. Gli episodi di violenza che stanno sconvolgendo Londra ormai da sabato,  in questi giorni si sono estesi alle vicine città di BirminghamBristol, Manchester e Liverpool. Dietro alle violenze  non può esserci solo la rabbia per l’uccisione di Duggan, cittadino di colore pregiudicato e sospettato di essere membro della pericolosa banda criminale Yardies giamaicana. Sembra esserci anche un profondo disagio vissuto dai cittadini, specialmente i giovani. La crisi c’entra. Ma non giustifica.

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