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Coronavirus, il racconto di una dottoressa inglese positiva: “Mi sentivo strana e poi…”

ROMA – Nel Regno Unito i casi di coronavirus sono in rapida ascesa e il diffondersi dell’epidemia ha spinto Boris Johnson a sconsigliare ogni contatto sociale così da rallentare il contagio.

Nonostante le restrizioni, il Governo britannico stima che saranno numerose persone a contrarre il virus che finora, nel Regno Unito, ha ucciso 55 persone. Clare Gerada, 60 anni, medico di base a Lambeth, sud di Londra, ed ex presidente del Royal College of GPs, la scorsa settimana è risultata positiva al virus e al Daily Mail ha raccontato la sua esperienza, cosa significhi realmente ammalarsi di coronavirus.

Al ritorno da un viaggio a New York, dopo tre giorni aveva iniziato a sentirsi “strana” ma pensava fosse per via del jet-lag. Mentre stava tornando nel Regno Unito, a New York veniva dichiarato lo stato di emergenza a causa del coronavirus ed era sollevata di prendere l’aereo, impaziente di rientrare a casa.

Non sapeva cosa significasse “uno stato di emergenza” ed era preoccupata che avrebbero potuto bloccare i voli. Ma era tornata la domenica e il lunedì si era recata al lavoro.

Il giorno successivo si sentiva stanca e aveva una tosse secca ma l’aveva ignorata pensando fosse “tosse da cabina” di cui a volte si soffre dopo un volo a lungo raggio.

“Poco dopo, però, ho rapidamente sviluppato un terribile mal di gola. So che alcune persone dicono che con il coronavirus non sempre è presente il mal di gola ma era come se qualcuno mi avesse piantato dei coltelli. E poi, la febbre molto alta”. A quel punto ha inziato a pensare di aver contratto il coronavirus ma “stranamente, non ero spaventata poiché non ho problemi di salute.

Sono in forma e cammino molto”, ha spiegato Gerada. Ha scritto un’e-mail al 111, il numero del SSN, ma non ricevendo risposta si è recata in un laboratorio di analisi di un ospedale locale. L’iter della malattia è stato difficile ma non drammatico:

“A distanza di poche ore dai primi sintomi non ero in grado di mangiare. Non ho toccato cibo per due giorni, in bocca avevo un orribile sapore metallico che rendeva sgradevole qualsiasi alimento. Mangiare era uno sforzo immenso”. Gerada racconta che beveva limonate e bitter lemon, non poteva assumere tè a causa del mal di gola. Nel giro di poche ore il naso si era riempito di ulcere e “immagino che fosse così anche nella parte posteriore della bocca”. “Tutto ciò che volevo fare era dormire: avevo pensato di tenere un video-diario, ma anche la sola idea di tenere in mano un telefono mi sembrava pesante. Prendevo due paracetamolo ogni otto ore”.

Con il marito Simon si è tenuta a distanza di sicurezza, lui dormiva nella stanza degli ospiti: hanno preso tutte le precauzioni del caso e un vicino ha portato a passeggiare il cane. Dopo tre giorni l’ospedale ha confermato che era coronavirus. “Non avevo paura, poiché stavo già iniziando migliorare. La temperatura era scesa, la tosse era sparita e non avevo più bisogno del paracetamolo”.

“Fortunatamente mio marito sta bene e finora nessuna persona con cui sono entrata in contatto a Londra si è ammalata. Ieri ho indossato la mascherina e sono rimasta sulla porta di casa per prendere un po’ d’aria”.

“Svolgo la professione medica da 35 anni e ho visto malattie spaventose, tra cui un focolaio di meningite e casi di SARS. Ma il coronavirus è più spaventoso in termini di impatto sulla società e sull’economia”. Gerada è convinta che la stragrande maggioranza delle persone che risultano positive guarisce. Chi non ce la fa è perché ha malattie pregresse, i problemi respiratori diventano insostenibili. “Nella maggior parte dei casi il coronavirus è sopportabile come dimostra la mia esperienza. Non si deve aver paura”.

Fonte: Daily Mail.

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