Crollo di un mito: la polizia inglese, Scotland Yard, è “marcia”, istituzionalmente razzista, omofoba e misogina

Crollo di un mito: altro che "bobby" amico dei cittadini, la polizia inglese, Scotland Yard, è "marcia", istituzionalmente razzista, omofoba e misogina, secondo un rapporto della Camera dei Lord

di Gampaolo Scacchi
Pubblicato il 2 Aprile 2023 - 20:19 OLTRE 6 MESI FA
Crollo di un mito: la polizia inglese, Scotland Yard, è "marcia", istituzionalmente razzista, omofoba e misogina

Crollo di un mito: la polizia inglese, Scotland Yard, è “marcia”, istituzionalmente razzista, omofoba e misogina

Crollo di un mito: la polizia inglese, Scotland Yard, è “marcia”, istituzionalmente razzista, omofoba e misogina, secondo un rapporto della Camera dei Lord.

Il rapporto finale su Scotland Yard curato dalla baronessa Louise Casey, membro della Camera dei Lord, sostiene che la forza di polizia più importante del Regno Unito è “istituzionalmente razzista, sessista e omofoba” e dunque marcia.

Lo studio fu commissionato in seguito all’omicidio di Sarah Everard, londinese di 33 anni, rapita, stuprata e uccisa da Wayne Couzens, poliziotto di Scotland Yard, oggi condannato all’ergastolo, che scioccò l’intero paese.

Louise Casey ha dichiarato all’opinione pubblica di non poter garantire che nella Metropolitan Police non ci siano altri agenti criminali. Se non cambierà profondamente la cultura violenta che pervade Scotland Yard non rimarrà altra scelta che sciogliere la storica polizia.

Lady Casey si dice, inoltre, scettica sulla possibilità che sia la stessa Met ad eliminare i cattivi poliziotti perché il sistema attuale tende a proteggerli e ad isolare invece i coraggiosi che denunciano soprusi e violazioni dei diritti.

Sir Mark Rowley è il nuovo commissario succeduto a settembre a Dame Cressida Dick, costretta alle dimissioni dopo lo scandalo che ha riguardato gli agenti della stazione di polizia di Charing Cross che avevano usato WhatsApp per scherzare sullo stupro dei colleghi e sull’uccisione di bambini neri.

Il nuovo commissario si rifiuta di accettare che la polizia sia istituzionalmente razzista, omofoba e misogina ma Louise Casey ha ordinato al Met di scusarsi per le mancanze del passato e di accettare il fatto che occorra superare una cultura che ha bloccato nel tempo ogni possibile cambiamento.

Oggi nessuno è in grado di garantire che agenti come Couzens o lo stupratore seriale Carrick siano casi isolati e la fiducia dell’opinione pubblica è ormai ridotta al lumicino.

È un rapporto di 363 pagine quello che descrive uno dei giorni più bui dei 94 anni di storia della Met. Rapporto che ha profondamente scosso non solo chi ha indagato ma anche la politica e il paese intero perché, come afferma la baronessa, c’è la preoccupazione che si diffonda sempre di più una cultura della negazione. Preoccupa, inoltre, ancora di più il fatto che molte questioni esposte nel rapporto erano state già sollevate in precedenza.

Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, non ha dubbi sul fatto che le prove rese pubbliche dal rapporto siano schiaccianti, mentre il leader laburista sir Keir Starmer accusa apertamente il Ministero degli Interni di negligenza politico-organizzativa che ha permesso il degrado morale della polizia britannica.

Il Ministro dell’Interno Suella Braverman ha dichiarato alla stampa che è consapevole dell’enorme lavoro da fare per stanare gli agenti inadatti e che questo probabilmente porterà alla luce altri casi di violenza, intimidazione e sopraffazione.

Il rapporto ha rivelato come stupratori e pedofili siano sfuggiti alla giustizia per insipienza investigativa, quando non dolo vero e proprio.

Prove contaminate che hanno permesso ad assassini e pedofili di non essere incriminati, discriminazioni e atti di bullismo per motivi religiosi, imposizioni ed intimidazioni ad eliminare le prove di malefatte di ufficiali superiori. Questi sono solo alcuni di una serie sconcertante di casi di incapacità o di soprusi.

Come ha dichiarato Casey, comportamenti individuali e collettivi che sono il simbolo di un’organizzazione che ha perso la strada. Un circolo vizioso fatto di omertà, di prevaricazioni e di minacce verso colleghi che parlavano apertamente e denunciavano questi gravi comportamenti.

I parenti delle vittime di Stephen Port, il serial killer condannato all’ergastolo dopo che nel 2015 uccise quattro giovani ragazzi gay, hanno chiesto un’inchiesta pubblica anche a seguito del processo che ha puntato un faro sulle negligenze della polizia e sul fatto che i suoi fallimenti abbiano “probabilmente” contribuito alle morti quando forse qualcuno si poteva salvare.

Louise Casey, nel confermare pubblicamente razzismo istituzionale, misoginia e omofobia, ricorda a tutti come combattere la discriminazione debba essere un imperativo morale, legale ed operativo per la Met Police.