Dammartin, ostaggio nello scatolone. Ma i fratelli killer non lo sapevano

Dammartin, ostaggio nello scatolone. Ma i fratelli killer non lo sapevano
La tipografia di Dammartin

PARIGI – E’ stato per ore ostaggio dei due killer dell’attentato ai giornalisti di Charlie Hebdo, ma loro nemmeno lo sapevano. Come tutte le mattine era nella tipografia di Dammartin-en-Goele (Parigi), dove lavora, quando i fratelli Said e Cherif Kouachi si sono nascosti lì dopo una lunga fuga iniziata quasi 24 ore prima, dopo il blitz omicida alla redazione del settimanale satirico.

Lui li ha sentiti arrivare, ha capito chi erano e si è nascosto in uno scatolone. Per ore è rimasto in silenzio, salvo i pochi minuti che gli sono serviti per telefonare alla polizia, con il proprio cellulare, e chiedere aiuto, fornendo dettagli importanti su come fosse fatto l’edificio e su quello che vi stava accadendo.

Così gli agenti speciali sono arrivati a Dammartin e hanno circondato la tipografia di uomini ed elicotteri. Alle 17 è partito l’assalto, in contemporanea con quello all’ipermercato kosher di porte de Vincennes, nel centro di Parigi, dove un amico dei fratelli Kouachi, Amedy Coulibaly, teneva in ostaggio sei persone. Coulibaly, che il giorno prima aveva ammazzato una poliziotta nella periferia parigina, aveva minacciato di uccidere tutti i propri ostaggi se i due fratelli killer non fossero stati liberati.

I due fratelli Kouachi, che non sapevano di avere un ostaggio e quindi una possibile merce di scambio con la polizia, quando si sono visti con le spalle al muro hanno tentato il tutto per tutto e sono usciti dall’edificio sparando all’impazzata contro i poliziotti e scatenando il raid decisivo. L’ostaggio “sconosciuto” è uscito indenne.

 

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