Eco-innovation 2011: vademecum per accedere ai finanziamenti europei. Il bando e i modelli

BRUXELLES – Per affrontare una competizione a livello europeo come quella del bando Eco-innovation 2011, dedicato a nuovi prodotti e servizi sostenibili, occorre seguire alcune ”regole d’oro”. Ecco un vademecum essenziale da seguire per affrontare il lavoro che precede la domanda di finanziamento, che nel 2010 ha visto gli italiani capofila per numero di candidature:

BANDO – La prima regola d’oro è quella di leggerlo tutto con attenzione, per capire obiettivi e condizioni necessarie per partecipare all’iniziativa. Non si parla di ricerca, ma di riuscire a portare sul mercato idee innovative in termini di prodotti, servizi e processi di produzione, quantificando sia i costi sia i benefici ambientali.

MODELLI – Se l’idea dell’impresa rientra nei parametri indicati dal bando, occorre esaminare i modelli per presentare la proposta: se ci sono aree dove si e’ carenti o ci sono domande alle quali non è ancora possibile rispondere, significa che mancano elementi fondamentali per concorrere.

AMBIZIONE – Per un bando come quello di Eco-innovation la competizione vede premiata una proposta su sei, quindi meglio presentare idee ambiziose, con i maggiori benefici dal punto di vista dell’impatto ambientale e con un chiaro sbocco valido per il mercato.

CHIAREZZA – Non sempre un’idea eccellente viene tradotta chiaramente sulla carta. Spiegare bene allora in maniera semplice la proposta e sottoporla a qualcuno estraneo al progetto per verificare di aver dato il messaggio corretto, specificando bene cosa si vuole fare, cosa si mette sul mercato, dove si produce e dove si vende.

GESTIRE PROGETTO IN AZIENDA – Non affidare all’esterno la gestione del progetto, perchè è utile che sia il coordinatore a rispondere in maniera diretta ad eventuali chiarimenti, su possibili problemi e tempi. Un aiuto esterno può arrivare ad esempio per riempire i moduli e le traduzioni in inglese.

OBBLIGHI NAZIONALI – Un errore nel calcolo della tempistica e’ quello di sottovalutare la necessità di eventuali permessi (ad esempio di costruzione) o altri obblighi a livello nazionale, per l’attività proposta. Meglio informarsi prima di sottoporre la domanda, considerando che fra la scadenza di settembre alla partenza dei progetti passano circa sette-otto mesi.

Le piccole e medie imprese italiane si confermano comunque come le capofila in Europa in termini di partecipazione alla gara ”Eco-innovation” dell’Ue, che promuove eco-progetti pilota con le carte in regola per sfondare in tutta Europa, finanziando fino al 50% dei costi. Sugli 895 partecipanti da 33 paesi coinvolti dal bando del 2010, 158 erano italiani, seguiti dai 150 spagnoli, 85 francesi, 64 britannici, 52 turchi e 44 tedeschi.

La pubblicazione dei vincitori dell’edizione 2010 è prevista a metà maggio. Sono già diverse però le proposte vincenti negli ultimi anni capitanate da aziende italiane in vari settori, in cui tutte le iniziative premiate devono presentare benefici quantificabili in termini ambientali. Fra gli ultimi vincitori, un progetto italiano che ha promosso una colla ecocompatibile: il mercato europeo dei pavimenti in legno produce oltre 100 milioni di metri quadri l’anno, di cui circa un 70% è installato impiegando adesivi, qualcosa come 70 milioni di litri di colla l’anno. Si tratta di sostanze che contengono composti nocivi per la salute e l’ambiente.

Ecco allora l’idea di produrre un adesivo che non ha emissioni di metanolo e non contiene sostanze tossiche. A due anni dall’inizio del progetto, la fornitura dovrà arrivare a 1,5 milioni di kg di adesivo l’anno. Un’altra iniziativa made in Italy sviluppa una linea di produzione di pannelli decorativi per i muri senza usare resine, solventi e pigmenti nocivi, che provocano l’inquinamento dell’ aria e dell’acqua. Il nuovo processo porta quindi una serie di benefici: un risparmio di circa 100mila metri cubi di metano l’ anno; taglio di 1.450 tonnellate l’anno di sostanze dannose come solventi, resine e pigmenti; riduzione del 60% della quantità d’acqua impiegata, circa un milione di litri l’anno; taglio di un quarto dei consumi di energia durante la produzione, equivalenti a 300mila kilowattora l’anno; possibile riciclo del prodotto.

Gestione cookie