Ossido di grafene nei vaccini che interagisce con il 5G con lo scopo di distruggere il nostro sistema immunitario. E’ questa L’ultima bufala dei complottisti no-v ax diffusa dal giornalista Cesare Sacchetti e ripresa dall’attrice Eleonora Brigliadori.
Tutto comincia a fine giugno con la pubblicazione da parte di Sacchetti di un post sul proprio canale Telegram in cui sostiene che i vaccini anti Covid19 contengano ossido di grafene (composto formato da ossigeno, carbonio e idrogeno ndr).
Sacchetti, nel suo post sostiene che alcuni esperti avrebbero “dimostrato in maniera incontrovertibile che c’è ossido di grafene sia dentro il vaccino Pfizer sia dentro il vaccino AstraZeneca”. Questi vaccini inoculerebbero quindi “nei corpi delle persone una sostanza letale che provocherà moltissime patologie nelle persone e distruggerà il loro sistema immunitario”.
Eleonora Brigliadori: “E’ un disegno satanico, sterminio di massa”
A credere alla bufala (i prodotti contenuti all’interno dei vaccini sono noti e sono stati certificati) è Eleonora Brigliadori, una delle “madrine” del complottismo no-vax “made in Italy”. L’atttrice, in un recente video pubblicato su Instagram parla di satanismo e di un prossimo “sterminio di massa” dei vaccinati.
Brigliadori e il 5G
La Brigliadori spiega che nella vicenda c’entra (come al solito verrebbe da pensare) il 5G: “Ogni uomo deve decidere lui quando deve morire. Non deve essere qualcuno che nella stanza dei bottoni con un impulso 5G ti manda in corto circuito il cervello o il cuore o un altro organo, perché è questo quello che accadrà! Perché la grafite che c’è dentro [al vaccino, n.d.r.] ha il potere, attraverso questa spike, di condurre dei corto circuiti esattamente dove voi siete più deboli”.
Secondo Eleonora Brigliadori, quanto accade sarebbe un’opera satanica che condurrà allo sterminio delle persone vaccinate.
Grafene e 5G
Ma da cosa nasce il collegamento tra l’ossido di grafene e il 5G? Il grafene (e non l’0ssido di grafene che è una sostanza diversa) viene usato nella nuova tecnologia del 5G. A spiegarlo è la rivista Wired in un articolo del 2018: “Dopo rame, silice e vetro, nell’industria delle telecomunicazioni è l’ora del grafene. Per lo sviluppo del 5G il materiale, costituito da un foglio dello spessore di un solo atomo di carbonio, rappresenta una risorsa preziosa”.
Sacchetti sostiene che ci sia un collegamento tra l’ossido di grafene e il 5G. A suggerirglielo sarebbero gli studi di due “esperti” spagnoli: si tratta del dottor Sevillano e del dottor Delgado. Quest’ultimo risulta essere “Ricardo Delgado Martín”, pseudonimo del fondatore del sito La Quinta Columna Rafael Paradas Moreno, noto in Spagna per la diffusione di notizie false e No Vax.
Ed è proprio lui a sostenere che ci sia un collegamento tra l’ossido di grafene e il 5G. “Le molecole di GRAPHENE possono interagire con i neuroni del cervello in modalità remota utilizzando diverse radiofrequenze (il 5G potrebbe essere una di queste)”. Queste radiofrquenze “possono mappare il cervello e trasmettere e ricevere ISTRUZIONI a distanza. Si sostiene inoltre che l’interazione tra GRAPHENE negli esseri umani inoculati e il 5G potrebbe provocare un evento fatale quando il 5G sarà pienamente abilitato nel luglio 2021”.
Queste affermazioni sono però prive di ogni fondamento. L’ossido di grafene è stato infatti usato come adiuvante dei vaccini antinfluenzali solo in alcuni lavori che hanno coinvolto topi e non l’essere umano. E non risulta che nei vaccini attualmente in uso, (sia quelli per prevenire un’infezione grave provocata dal Covid-19, sia quelli usati per curare altre malattie) venga usato l’ossido di grafene.
I due “esperti”
Per dimostrare la presenza di ossido di grafene, Ricardo Delgado Martín ha diffuso un presunto studio scientifico effettuato dal Prof. Pablo Campra dell’Università di Almeria in Spagna. Peccato che questo studio sia stato effettuato su un solo campione di Pfizer (e quindi totalmente privo di basi scientifiche) a cui manca, fra l’altro, la tracciabilità che attesti che si tratti di un campione reale. Lo studio è stato inoltre totalmente disconosciuto dall’Università di Almeria.