Fabio Vettorel, italiano arrestato al G20 di Amburgo resta in carcere. Gli avevano detto che usciva

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Fabio Vettorel, italiano arrestato al G20 di Amburgo resta in carcere. Gli avevano detto che usciva

AMBURGO – Gli avevano detto che oggi sarebbe uscito. “Ed era tutto contento…”, racconta la madre. Invece, non è così: dovrà restare ancora in carcere Fabio Vettorel, il ragazzo italiano arrestato ad Amburgo, lo scorso luglio nei giorni delle proteste e degli scontri anti-G20.

La vicenda giudiziaria del diciottenne di Feltre si è complicata nelle ultime ore, per l’ostinazione della Procura tedesca, che si è opposta ben due volte, nel giro di due giorni, alla decisione del giudice di accordargli la libertà provvisoria. Un botta e risposta fra autorità giudiziarie, che ha contribuito a indignare la famiglia, la quale denuncia da tempo un accanimento sul caso del giovanissimo italiano.

La famiglia Vettorel non è sola: perfino Amnesty International è intervenuta, lanciando un appello per il rilascio e contestando l’abuso del ricorso al carcere preventivo. La decisione di rimettere Fabio in libertà – è in carcere dal 7 luglio – era arrivata finalmente giovedì 16 novembre, quando il giudice si era espresso positivamente, ponendo la condizione del pagamento di una cauzione di 10 mila euro.

La procura si è però opposta al provvedimento, facendo ricorso e avanzando fra l’altro la richiesta che il tribunale attendesse la pronuncia sull’impugnazione. Un film già visto: proprio a luglio, quando si era verificata la stessa dinamica. Stamattina, quando il tribunale del Land ha respinto l’istanza della pubblica accusa, la Procura non ha mollato la presa, e ha impugnato anche quest’ultima decisione davanti all’alta corte. Troppo alto il pericolo di fuga, si presume. A questo punto il tribunale ha disposto che Fabio non potrà essere messo in libertà, prima della decisione della corte.

“Ho un solo commento da fare – ha detto la mamma Jamila Baroni – Fabio era stato preparato, gli hanno detto che usciva. Gli hanno fatto preparare le sue cose, lo hanno fatto uscire, lui era tutto contento. E poi lo hanno rimesso dentro”, ha raccontato la donna che da quattro mesi vive ad Amburgo, per poter stare più vicina a suo figlio. “Ecco, questo è tutto quello che voglio dire”.

Secondo l’accusa, Vettorel, che risponde di disturbo della quiete pubblica e del tentativo di causare danni mediante mezzi pericolosi, avrebbe fatto parte di un gruppo di 150-200 persone, vestite di nero e armate di oggetti pirotecnici e sassi, che avrebbero aggredito gli agenti di polizia impegnati a chiudere l’accesso al centro della città.

Accuse che la difesa e la famiglia respingono, perché del tutto inconsistenti: “In realtà nessun testimone ha riconosciuto Fabio finora, nessuno lo accusa di aver lanciato pietre, nessuno lo ha visto commettere un reato. È accusato di aver fatto parte di un gruppo, una parte del quale sarebbe responsabile dell’aggressione”, ha spiegato la signora Baroni, definendo quello in corso “un processo alle intenzioni di Fabio”.

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