Fossa gamberoni Liguria: Francia ci “ruba” un pezzo di mare

Fossa gamberoni Liguria: Francia ci "ruba" un pezzo di mare
Fossa gamberoni Liguria: Francia ci “ruba” un pezzo di mare

ROMA – La fossa dei gamberoni, un pezzo di fondale in un tratto di mare che divide Italia e Francia davanti a Ventimiglia sta diventando un caso diplomatico: i recenti trattati, ancora però non sottoscritti formalmente, assegnano un miglio o poco più di mare a Parigi, lì la pesca professionale è riservata ai francesi. Chi sconfina paga: e infatti il peschereccio italiano Mina è stato sequestrato dalla polizia delle Dogane di Nizza. La modifica dei confini tiene fuori proprio la fossa del cimitero, appunto il paradiso dei ricercatissimi gamberi che dà da lavorare a un’intera flottiglia di Sanremo, 12 imbarcazioni: si chiama così perché lo si raggiunge a largo allineando la prua con le croci del cimitero di Ospedaletti a riva.

Dall’oggi al domani quel posto è diventato francese, non si capisce in cambio di cosa: le autorità francesi però, bloccando il peschereccio, hanno fatto capire cosa succederà, sequestro e multa salatissima. Il Secolo XIX restituisce la preoccupazione delle famiglie e dei lavoratori coinvolti, lo sconcerto dei politici locali liguri.

Il comandante Pascal Grosjean obbediva al suo giuramento, rievoca, di ufficiale delle Dogane della République. E dunque applicava il trattato bilaterale fra Italia e Francia che ridisegna il confine marittimo fra i due Paesi, e toglie ai pescherecci come il Mina il diritto di calare le reti nella golosa fossa dei gamberoni di Ventimiglia. L’armatore Ciro Lobasso che timonava quest’ultimo ha obbedito alla fame, soprattutto, sua e dei marinai tunisini pagati 1.300 euro al mese. Ma non ha comunque violato la legge italiana, perché Roma non ha ancora sottoposto il nuovo trattato al vaglio del parlamento e del consiglio dei ministri.

Tutti hanno ragione dunque nella guerra dei gamberoni, e lunedì un magistrato della procura di Nizza deciderà se insistere nel sequestro o liberare l’ostaggio. Ciro Lobasso sostiene che per ogni giorno di fermo perde 1.500 euro, e naturalmente l’incasso non è pulito: devi togliere le spese generali, il gasolio, le tasse, alla fine ti resta uno stipendio di poco superiore a quello dell’equipaggio. (Paolo Crecchi, Secolo XIX).

 

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