Franceschi: perizia, suo cuore peggiorava ma non fu curato

VIAREGGIO (LUCCA), 3 SET – Il 25 agosto 2010 il cuore di Daniele Franceschi peggioro' nel giro di poche ore, dopo giorni di sofferenza, ma non fu curato nel carcere di Grasse e cosi' mori' per un infarto che forse si poteva curare. E' quanto si evince dalla perizia medico-legale francese, finalmente disponibile anche per la famiglia. Il documento mostra responsabilita' dello staff sanitario del penitenziario.

Nella perizia dei professori Meyer Elbaz, cardiologo, e Norbert Telmon, medico legale, si scrive che ''l'autopsia e il rapporto anatomopatologico rilevano una cardiopatia ischemica cronica'' e che ''l'elettrocardiogramma del 25 agosto 2010 rileva un'onda T negativa in zona D3 (ventricolo destro, ndr)'', mentre ''l'esame biologico evidenzia un aumento moderato degli enzimi e della troponina (proteina rilasciata in caso di sofferenza del miocardio, ndr), elementi che fanno sospettare una necrosi''. Significa che Daniele Franceschi, detenuto per una carta di credito falsa, stava davvero male e aveva un principio di infarto. Per i periti non si intervenne subito per curarlo. Anche se fu visitato, i risultati degli esami non vennero presi in considerazione. ''La constatazione di un aumento degli enzimi cardiaci – osservano i periti – avrebbe dovuto necessitare di un controllo biologico da tre a sei ore dopo il primo prelievo, e di un nuovo elettrocardiogramma''. Non successe. Passarono le ore, ma come rilevano sempre i professori Elbaz e Telmon, i medici del carcere di turno la mattina non misero al corrente i medici in servizio il pomeriggio dello stato fisico di Franceschi.

''Risulta – scrivono i periti – che gli infermieri vennero di nuovo allertati per il peggioramento di Franceschi alle 12 e alle 14, rispettivamente da un compagno di cella e da un agente di custodia''. Ma anche in questi casi non scatto' nessuna emergenza. Anche se il detenuto aveva accusato dolori toracici, era stato sottoposto a un elettrocardiogramma e aveva avuto prelievi di sangue – rilevano ancora i periti francesi – gli infermieri non recuperarono i dati degli esami, ne' avvisarono i medici, ''eventualmente – si rileva – per organizzare una seconda visita al fine di rivalutare lo stato di salute di Franceschi'', che mostrava netti segni di peggioramento.

Daniele Franceschi mori' verso le 17. Elbaz e Talmon giudicano corretto il soccorso (''La presa in carico dell'arresto cardio-respiratorio in urgenza sembra conforme'', scrivono nelle conclusioni). Il viareggino ebbe asistolia e fibrillazioni ventricolari finche', ancora i periti, ''tenuto conto dell'esistenza di una cardiopatia ischemica cronica, la nuova sofferenza ischemica ha indotto una disfunzione del ritmo cardiaco, che ha portato al decesso''. Franceschi mori' per un'insufficienza coronarica causata da una trombosi alla coronaria destra, avendo il tessuto miocardico gia' provato da ischemie. Da giorni, infatti, accusava dolori al torace; il 18 agosto aveva chiesto una visita medica; la sera del 24 scrisse che stava male. La mattina del 25 fu visitato. Ma era tardi: l'infarto era in corso e nel carcere di Grasse nessuno valuto' adeguatamente i risultati degli esami fatti in extremis, facendo trascorrere altre ore preziose. La madre Cira Antignano oggi dice: ''Qualcuno non mi credeva, adesso pero' ci sono fatti che dimostrano che avevo ragione, perche' le indagini portate avanti finora dimostrano che ci sarebbero responsabilita' dei sanitari del carcere''.

Gestione cookie