FRANCIA, PARIGI – Colpo di scena in appello. Il medico francese Nicolas Bonnemaison, alias ‘dottor morte’, è stato condannato a due anni di carcere – ma con la condizionale – per aver somministrato veleno a uno dei suoi pazienti, malato terminale, e averlo così aiutato a trovare la ‘buona morte’.
In primo grado era stato assolto. I giudici della corte d’assise di Maine-et-Loire, però, sono stati di un altro parere e hanno dato ragione ai familiari di Franoise Iramuno, che si sono costituiti parte civile.
Bonnemaison, ad ogni modo, ha evitato uno scenario ben peggiore – rischiava l’ergastolo – visto che i casi sospetti a lui contestati erano sette, tutti avvenuti tra il 2010 e il 2011: cinque donne e due uomini, tutti anziani e in fase terminale. Il medico, durante il processo di primo grado, ha spiegato che aveva deciso da solo, senza consultare i pazienti, per accelerarne la loro morte per “risparmiare loro sofferenze estreme e rispettare la loro dignità”.
“Ho agito da medico fino all’ultimo: fa parte dei doveri del medico accompagnare i pazienti fino alla fine”, aveva dichiarato prima della sentenza. I giudici in quel caso gli avevano dato ragione, riconoscendogli la “buona fede” del gesto, per quanto incompatibile con la legge francese. Arbitrarietà che invece non è andata giù né ai parenti di Iramuno né ai magistrati inquirenti, che in appello hanno chiesto una pena di cinque anni.
Bonnemaison, 53 anni, in servizio all’epoca dei fatti presso l’ospedale di Bayonne, è stato scoperto dagli infermieri, denunciato, e quindi radiato dall’albo, decisione presa dopo l’assoluzione del 2014 senza che l’accusa avesse espressamente richiesto l’interdizione dalla professione medica. Il caso resta insomma controverso, anche perché solo i familiari di due pazienti hanno fatto ricorso, più che altro, dicono, per ottenere delle risposte.
“La medicina è la mia vita, i pazienti sono la mia vita e mi mancano”, ha detto Bonnemaison davanti ai giurati della corte d’appello. Il suo scopo, ha aggiunto, era quello di “alleviare” le sofferenze, non “uccidere”. Sebbene “non sia un assassino, un avvelenatore nel comune senso di quelle parole”, ha detto il procuratore generale Olivier Tcherkessoff, Bonnemaison ha “ucciso deliberatamente” i pazienti con prodotti letali per “accelerare la loro fine”. Un crimine, dunque, anche se motivato dalla compassione. E dunque sanzionato dai giudici, usando però la mano lieve.