Francia, protesta della minigonna: liceali contro presidi “bigotti”

La rivoluzione della minigonna ritorna in auge, stavolta come detonatore della rabbia degli studenti francesi. Mentre i presidi dei licei hanno deciso di adottare la linea dura contro abiti succinti e volgarità d’abbigliamento in versione teenager, i giovani d’Oltralpe hanno iniziato la contestazione: «Siamo a scuola non in prigione».

Contro i dirigenti troppo severi e i professori eccessivamente bacchettoni i piccoli rivoluzionari dei banchi agitano la bandiera di uno dei pilastri della Repubblica: la libertà. Con un effetto domino degno degli anni ’70 i giovani in subbuglio stanno lentamente contagiando tutti gli istituti del Paese, dal liceo Geoffroy-Saint-Hilaire, nel dipartimento dell’Hessonne, a sud di Parigi, fino al Condorcet d’Arcachon nella Gironda, Bordeaux.

A guidare i compagni della minigonna è Léa Dedieu, la ragazza di 17 anni simbolo di una generazione che è riuscita a uscire dai canoni del post Barbie e dell’omologazione senza alcun piglio politico.

Léa è riuscita a convincere la sua classe prima e poi il resto dell’istituo a presentarsi a scuola rigorosamente con la divisa della protesta: minigonna per lei e bermuda per lui. Risultato? Tre giorni di sospensione con la motivazione che «gli studenti erano a rischio pedofili nel tragitto verso la scuola».

I rivoluzionari antibacchettoni però non si fermano: il dress code lo decidono loro.

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