Francia, Sarkozy vuole un suo museo: protestano storici e intellettuali

Nicolas Sarkozy

Nel gennaio del 2009 il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato la creazione di una Maison de l’Histoire de France per raffigurare l’identità nazionale ed esprimere l’anima del Paese. Peccato che il programma abbia acceso le ire di storici e intellettuali francesi, come spiega Bernardo Valli su Repubblica:
“Il progetto ha provocato la rivolta degli storici. C’era da aspettarselo. Quasi tutti gli hanno ricordato come la storia non possa essere rinchiusa, imprigionata, in un museo, secondo gli schemi fissati dal potere del momento. Il quale è tentato di farne uno strumento politico. Mentre essa impegna gli storici in un eterno dibattito, in cui avvenimenti accertati si prestano a diverse interpretazioni, e acquistano un peso variabile, secondo i tempi”.

“Giù le mani quindi dalla storia, che va lasciata agli storici. Soprattutto quando si tratta di quella di Francia, i cui valori vogliono essere universali, e in quanto tali considerati – a lungo- ispiratori di una rivoluzione ininterrotta. E contestata. Nel 1989, in occasione del bicentenario della presa della Bastiglia, lo storico François Furet dichiarò finita la rivoluzione, suscitando critiche, perplessità e sollievo. Non molto tempo prima la Chiesa di Francia aveva riconosciuto apertamente, dopo due secoli, i valori della Grande Rivoluzione, escluso ovviamente il periodo del Terrore. Come riassumere la storia di Francia ? A quale storia dedicare il museo? Quella politica? Quella del popolo? Delle guerre? Della scienza ? Della letteratura ? Dei grandi uomini ? E in quale gerarchia inquadrarli? Sono interrogativi a cui è difficile dare una risposta netta, precisa, incontestabile. Anzi, impossibile”.

“A meno che i creatori del museo ( Sarkozy usa una scappatoia, dice «maison», Casa della Storia di Francia) si lancino in un gioco di equilibrismo per non urtare nessuno e lasciare tutti scontenti. In questo caso, dice Thomas Legrand, si tratterebbe di una collezione permanente di oggetti storici: troni, reliquie, la francisca di Vercingetorige, un frammento del vaso di Soisson, il pennacchio bianco di Enrico Quarto, il coltello di Ravaillac, la berretta di Clemenceau, il pigiama di Deschanel (effimero presidente della Terza Repubblica), il microfono dell’appello del 18 giugno di de Gaulle… «Insomma, roba senza interesse». Nell’illustrare il progetto diSarkozy, il ministro della cultura, Frédéric Mitterrand, ha detto che nel museo (o la casa) dovranno essere rappresentate tutte le ombre e le luci della storia di Francia”.

“Oltre a riaccendere le polemiche degli storici, l’annuncio ha provocato lo sciopero degli impiegati degli Archivi Nazionali, che dovranno in parte traslocare a Pierrefitte-sur-Seine. In periferia. Questa protesta sindacale non ha certo scosso la decisione presidenziale, argomentata fin dall’inizio con fermezza. Nel renderla pubblica Sarkozy ha polemizzato con i suoi predecessori ai quali è capitato di citare la storia di Francia «per scusarsi dei periodi in cui, purtroppo!, essa è stata tragica»”. Egli si riferiva in particolare, senza citarlo, a Jacques Chirac, primo capo dello Stato a riconoscere i crimini del regime di Vichy, durante l’occupazione tedesca, e a condannare il commercio di schiavi”.

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