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Gran Bretagna: condanna lieve per la donna che gettò il gatto nel cassonetto

di Lorenzo Briotti |20 Ottobre 2010 14:13

Mary Bale, la donna che ad agosto scorso a Coventry in Gran Bretagna, aveva gettato un gatto nel cassonetto, se l’è cavata con una multa da 250 sterline di multa (poco meno di 285 euro) e con il divieto a tenere animali per i prossimi 5 anni.

La Bale, la  “cat bin woman” di Coventry infilò un tenero gattino nel bidone della spazzatura: la povera Lola (questo il nome del felino) rimase intrappolata al buio per 15 ore, prima di essere liberata dai legittimi proprietari (Stephanie Andrews-Mann e il marito Darryl)

. Il video che ne immortalava il crudele imprigionamento venne ripreso dalle telecamere di sicurezza all’esterno della casa degli Andrews-Mann ed immediatamente postato su Youtube. Le immagini scioccanti fecero ben presto il giro del mondo e per la 45enne allora impiegata di banca fu l’inizio della fine: la donna cominciò, infatti, a ricevere decine di telefonate anonime, condite da minacce di morte persino dalla lontana Australia.

Nell’udienza davanti alla corte di Coventry si è cercato di chiarire i motivi che avrebbero spinto la Bale, descritta come una tranquilla signora di mezz’età con un rispettabilissimo lavoro alla RBS da ben 27 anni e pure amante degli animali, ad agire in maniera tanto sconsiderata e crudele nei confronti di un gatto indifeso.

Ma, alla fine, la sola conclusione a cui si è giunti è che la donna stesse attraversando un periodo di grande stress a causa della grave malattia del padre: ogni giorno andava a visitare l’anziano genitore in ospedale passando proprio dalla strada dove vivono gli Andrews-Mann e ogni volta vedeva Lola che passeggiava sul muretto di cinta, tanto che spesso si fermava ad accarezzarla. Ma quella sera di agosto qualcosa dev’essere impulsivamente scattato nella sua mente per fare quel gesto sconsiderato che la donna tentò di giustificare alla stampa come “uno scherzo divertente”.

La Bale spaventata dalle continue minacce che riceveva, fu costretta a chiedere la protezione della polizia e a scusarsi per il suo gesto, definito “totalmente estraneo al suo carattere”. Poche settimane dopo, la donna è caduta anche in depressione, abbandonando persino il lavoro, perché non riusciva più a tollerare gli sguardi astiosi di colleghi e clienti.

Tutte queste ragioni hanno indotto il giudice Caroline Goulborn a risparmiare all’imputata la massima pena prevista nei casi di maltrattamento di animali (6 mesi di prigione o 20mila sterline di multa). Il giudice ha spiegato: “E’ chiaro che si è trattato di un atto impulsivo ed irrazionale – ha spiegato il giudice – che la stessa imputata non riesce a spiegarsi, ma il suo rimorso è genuino e ne ho tenuto conto, come pure le calunnie a cui è stata esposta, sebbene non ci sia alcuna scusa per quello che ha fatto”.

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