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Gran Bretagna, test di paternità in farmacia: polemiche sugli effetti sociali

di luiss_smorgana |8 Febbraio 2011 15:44

LONDRA  – Un test di paternità in vendita al banco presso la catena di farmacie Boots sta provocando una bufera di polemiche da parte di chi sostiene che potrebbe distruggere i legami affettivi di migliaia di persone.

”Il fatto che si possa entrare da Boots e comprare qualcosa in grado di spezzare l’unità di una famiglia mi pare decisamente sbagliato”, ha denunciato al Daily Telegraph Darren Jamieson, fondatore dell’organizzazione Csa Hell, che assiste i genitori che hanno problemi nel mantenimento dei figli, aggiungendo: ”E’ una cosa negativa per la coppia e per il bambino: qualunque sia il risultato, la diffidenza generata dal richiedere il test stesso può già di per se’ uccidere una relazione in bilico”.

Secondo Allan Pacey, un professore dell’Università di Sheffield specializzato in fertilita’ maschile, il fatto che il test diventi così facilmente accessibile – il kit costa 30 sterline, ai quali se ne devono sommare altre 130 per farsi mandare i risultati da un laboratorio – potrebbe avere un impatto potenzialmente enorme in una società dove fino al 25% dei bambini, il 30% nelle aree più povere, non saprebbe chi in realtà è il proprio padre. ”Non è la scienza a preoccuparmi, bensi’ gli effetti sociali. Ciò apre la possibilità di test di paternità per le masse e credo che potrebbe creare molta ansia e tensione”.

Proteste anche dal mondo cattolico. Secondo David Jones, direttore del Roman Catholic Anscombe Bioethics Centre, è immorale trarre profitto da un qualcosa che potrebbe privare i bambini della figura paterna. ”E’ irresponsabile lasciare queste decisioni al libero mercato senza pensare alle conseguenza sui bambini e sulle famiglie”. Ma in un mondo dove la genetica e’ sempre piu’ importante, Mark Bellis, direttore del centro per la sanità pubblica della John Moores University di Liverpool, ritiene che si tratti di un passo inevitabile. ”La genetica è importante nella salute delle persone, si tratta di cose che i medici devono sapere e persino le società di assicurazioni”, afferma Bellis, ammettendo tuttavia che è difficile però evitare che, una volta in possesso di queste informazione ”la gente si faccia del male”.

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