Igor il russo: “Potrei uccidere 50 uomini armati, ma mai toccare una donna”

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Giugno 2018 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA
Igor il russo: "Potrei uccidere 50 uomini armati, ma mai toccare una donna"

Igor il russo: “Potrei uccidere 50 uomini armati, ma mai toccare una donna” (Foto Ansa)

BOLOGNA – Nessuna violenza sessuale: “Potrei uccidere cinquanta uomini anche armati ma non potrei mai fare male ad una donna”. A dirlo è Norbert Feher, alias Igor Vaclavic o Igor il russo, l’uomo serbo considerato il responsabile dell’omicidio di cinque persone (tre in Spagna e due in Italia) rinchiuso dallo scorso 14 dicembre nel carcere di Zuera a Saragozza. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Feher ha scritto due lettere, una datata 14 marzo e una 24 maggio, indirizzate al Corriere di Bologna che, oggi ne pubblica alcuni stralci.

Nelle missive Feher spiega di avere “una macchia sul mio nome che non credo potrò mai pulire, sono stato accusato di un crimine che non ho fatto, non potrei far male a una donna neanche per scherzo. Potrei far fuori altri 50 uomini – ribadisce – anche armati però non potrei mai fare male a una donna, è una bugia”.

Nelle lettere inviate al quotidiano bolognese, l’uomo, accusato di avere ucciso Davide Fabbri a Budrio e Valerio Verri a Portomaggiore il primo aprile e l’8 aprile del 2017, parla della sua detenzione nel penitenziario spagnolo “un carcere di massima sicurezza” che, come nella maggior parte dei casi in Spagna “è un carcere misto, con uomini e donne, roba che in Italia non esiste”.

Tornando all’accusa di violenza sessuale che avrebbe commesso in Serbia prima di arrivare in Italia, Norbert Feher aggiunge di essere stato “accusato di un crimine che non ho fatto, non ho commesso, quasi 20 anni fa, però non c’era né la tecnologia né la mia attuale conoscenza che ho adesso, perché in questo preciso momento quelle accuse assurde potrei smontarle in cinque minuti. Non potrei far male a una donna neanche per scherzo”.

La lettera, evidenzia il Corriere di Bologna, si conclude con un “saluto cordiale” e la richiesta di scrivere “la verità” e la firma “F. Ezechiele N.”, nome biblico scelto quando era in carcere a Ferrara.