Immigrazione, missione Sophia: avanti ma senza navi

Immigrazione, missione Sophia: avanti ma senza navi
Immigrazione, missione Sophia: avanti ma senza navi

Roma-  La missione Sophia andrà avanti fino al 30 settembre (la scadenza era per il 31 marzo) ma senza navi.

Altri 6 mesi, sperando che nel frattempo si trovi un accordo che preveda lo sbarco delle persone salvate in mare anche in porti diversi da quelli italiani. E’ quanto prevede l’intesa raggiunta il 26 marzo dagli ambasciatori dei 28 riuniti nel Comitato politico e di sicurezza Ue (Cops) che il 27 marzo ha ricevuto il benestare dalle capitali dell’Unione Europea.

La missione senza navi comporta la perdita di controllo delle acque di fronte alla Libia, proprio nel luogo dell’inizio delle traversate verso l’Italia. Con l’approssimarsi della bella stagione che favorisce l’aumento delle partenze dalla Libia, il nostro Paese potrebbe essere penalizzato da una nuova e incontrollata ondata di immigrati.

Ma che cos’è la missione Sophia? Il suo nome iniziale era European Union Naval Force in the South Central Mediterranean (Forza navale mediterranea dell’Unione europea) il cui acronimo è EUNAVFOR Med ed è un’operazione militare lanciata nel maggio 2015 dall’Unione Europea dopo che diverse imbarcazioni che trasportavano migranti e richiedenti asilo provenienti dalla Libia naufragarono (nell’aprile 2015) al largo delle coste libiche.

Il nome Sophia, dal nome di una bambina nata il 24 agosto 2015 su una nave della missione, è stato ufficialmente affiancato alla dicitura iniziale già dal 26 ottobre 2015. Il nome completo della missione è quindi  EUNAVFOR MED operazione Sophia.

Definito dalle United Nations High Commissioner for Refugees (L’UNHCR Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) il più grande disastro della storia recente, quel naufragio,in cui morirono 800 persone che si trovavano a bordo di un peschereccio, portò alla proposta e al provvedimento nel giro di un mese.

L’avvio vero e proprio dell’operazione da parte del Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea  ci fu il 22 giugno del 2015, due mesi dopo la tragica data del 18 aprile 2015.

EUNAVFOR Med – operation SOPHIA è la prima operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel mediterraneo centrale. La missione, a comando italiano e sotto la guida dell’ Ammiraglio di Divisione Enrico Credendino, ha salvato molte vite umane pur non rientrando il salvataggio nel mandato assegnato alla missione che ha il suo obiettivo nell’ “adottare misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti di esseri umani nel pieno rispetto del diritto internazionale”, come si legge sul sito della Difesa.

La scadenza del mandato è stata prorogata al 30 settembre 2019. Senza proroga sarebbe scaduto il 31 marzo 2019.

L’operazione, come si legge sul sito della Difesa, si dispiega in quattro fasi.

La Fase Uno si concentra sulla sorveglianza e la valutazione delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani nel Mediterraneo.

Questa prima fase è “volta a dispiegare le forze e raccogliere informazioni sul modus operandi dei trafficanti e contrabbandieri di esseri umani

La Fase Due dell’operazione prevede la ricerca e, se necessario, diversione di navi sospette.

Durante questa seconda fase “gli assetti della Task Force potranno procedere, nel rispetto del diritto internazionale, a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico o la tratta di esseri umani. Tale fase è stata a sua volta suddivisa in una fase in alto mare, attualmente in corso, ed una in acque territoriali libiche, che potrà iniziare a seguito di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’invito del relativo Stato costiero”

La Fase Tre consente lo smaltimento delle navi e delle relative attrezzature di contrabbandieri trafficanti e di fermarli.

Questa terza fase è “volta a neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra e quindi contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell’impegnarsi in ulteriori attività criminali. Anche questa Fase necessita di Risoluzione del’ONU e del consenso e cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero”.

La Fase Quattro consisterà nel ritiro delle forze e nel completamento dell’’operazione.

Questa quarta fase “prevede il re-deployment”.

Alla missione Sophia contribuiscono 26 Stati, con 2 unità navali, una italiana e una spagnola (il cui impiego è temporaneamente sospeso dopo la decisione della proroga fino al 30 settembre 2019) e 6 assetti aerei, 2 del Lussemburgo, 1 della Spagna, 1 della Polonia, 1 della Francia, 1 dell’Italia, come si legge sul sito ufficiale operationsophia.eu.

Dal 2015, anno del suo avvio, a oggi la missione è stata prorogata più volte, anche se di pochi mesi. Di pochi giorni la possibilità di operare per altri 6 mesi con l’estensione del mandato fino al 30 settembre 2019.

La proposta di aggiungere il nome di una bambina alla missione EUNAVFOR MED la troviamo nel documento firmato il 24 settembre 2015 da Federica Mogherini, dal 1° novembre 2014 Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

“[…] voglio suggerire agli Stati membri di cambiare il nome della nostra operazione: invece di chiamarla EUNAVFOR MED, suggerisco di usare il nome: Sophia. Per onorare la vita delle persone che stiamo salvando, la vita delle persone che vogliamo proteggere e per trasmettere il messaggio al mondo che combattere i contrabbandieri e le reti criminali è un modo di proteggere la vita umana ” ( Fonte: operationsophia.eu).

La bambina Sophia è nata il 24 agosto 2015 alle 04.15 a bordo della fregata tedesca Schleswig-Holstein, operante nel Mediterraneo centrale come parte della flotta di EUNAVFOR MED e ha preso il nome dalla nave tedesca dedicata alla principessa prussiana Sophia di Schleswig-Holstein (8 aprile 1866 – 28 aprile 1952). Insieme con la madre somala è stata salvata insieme a 453 altri migranti e sbarcata la sera dello stesso giorno nel porto italiano di Taranto.

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